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Adesso basta: dell’Inter non frega niente a nessuno. La vera notizia positiva è una e una soltanto

L'editoriale di Daniele Mari, direttore di Fcinter1908: il caso Icardi ha stancato

Daniele Mari

Siamo stufi, esausti e nauseati dal caso Icardi. E nel frattempo l'Inter, fatta eccezione per la parentesi di puri nervi del derby, sta andando a rotoli, dentro e fuori dal campo. Negli ultimi due mesi, le partite della Beneamata sono sembrate quasi un intralcio nel panorama di questo insopportabile Beautiful nerazzurro. Mancano veramente solo Brooke e Ridge, poi ci sono tutti.

C'è una sola, vera assente in questa "fiction", come la chiama Spalletti: l'Inter. Nessuno dei protagonisti si è mai preoccupato, per un solo istante, del benessere dell'Inter. Non lo ha fatto di certo il malato a giorni alterni Mauro Icardi, che accusa o non accusa dolori al ginocchio solo previa constatazione in carta bollata del suo avvocato. "Mauro pensa solo all'Inter, a segnare e a come aiutare l'Inter", ha detto serafica ieri Wanda Nara. La ringraziamo: non se n'è accorto nessuno in questi mesi di cotanto interesse per la maglia nerazzurra.

Non lo ha fatto, o almeno non lo sta facendo adesso, neanche Luciano Spalletti, che ieri ha gettato la maschera sulla cosa che più gli sta a cuore: la sua credibilità.

Spalletti raccoglie tutta la mia comprensione per quanto riguarda il contenuto di alcune sue affermazioni, in primis quella sull'umiliazione di una trattativa per far indossare ad un giocatore dell'Inter la maglia nerazzurra. Non temo smentite su questo, scrissi un editoriale in data 10 marzo 2019 dal titolo "La trattativa per convincere un tesserato ad allenarsi: Inter, è troppo!". Quindi sì, essersi seduti al tavolo con un avvocato per convincere il giocatore più pagato della rosa a rimettersi la maglia nerazzurra è umiliante. E lascia furiosi.

Ma no, caro Spalletti. Non conta solo la credibilità all'interno dello spogliatoio, conta anche la ragion di Stato, una ragion di Stato che vale decine e decine di milioni di euro. Il suo compito non è solamente quello di entrare a testa alta nello spogliatoio, il suo compito è quello di portare l'Inter in Champions League e sembra che tutti, alla Pinetina, vi stiate dando un gran da fare per non centrare l'obiettivo, malgrado l'andamento a rilento delle avversarie.

Icardi è già stato punito, è già stato giustamente degradato (il suo comportamento certifica come sacrosanta la decisione di privarlo della fascia di capitano), le scuse pubbliche o i discorsi davanti ai compagni non sono certo essenziali per il reinserimento nel gruppo. Icardi resterà amico di chi era amico (la festa della moglie di Gagliardini conta zero come emblema della pace sul lavoro, anche un amico può ritenere che Icardi si sia comportato malissimo) e continuerà a guardarsi in cagnesco con chi si guardava in cagnesco. Non ce ne frega niente.

Spalletti ha obblighi morali non solo verso se stesso e la sua credibilità, ha obblighi morali anche verso la società e la tifoseria. La trattativa è stata umiliante, non pensiamo certo che Marotta sia stato felice di passare intere giornate con l'avvocato Nicoletti. Ma ha ingoiato il rospo, in attesa di fare i conti a fine stagione. Ecco la parola chiave: fine stagione. Gli sfoghi, le bordate, le rivendicazioni si fanno a fine stagione, come lei mister ha già ampiamente fatto nel suo percorso a Roma. Prima raggiunge l'obiettivo, poi si toglie i sassolini. Perché non lo sta facendo anche qui?

Ieri, Borja Valero ha finito con il confessare: "Quando in una squadra come questa accadono episodi che vanno al di là del calcio non è facile tenere la concentrazione giusta per affrontare le gare". E questo è gravissimo e ora anche ufficiale: la squadra non è concentrata al 100% sull'obiettivo stagionale, obiettivo da cui dipende tutto il futuro prossimo nerazzurro. Ed è compito dell'allenatore far tenere alta la concentrazione. Come intende farlo? Continuando a sbottare in sala stampa? Adesso basta. Tutti.

Per cercare di ritrovare il sorriso, ci teniamo l'unica, vera notizia positiva di questi due mesi. Quando Marotta ripeteva ossessivamente di non avvertire il "senso di appartenenza" in questa squadra, non mentiva. Sono cadute le maschere, a giugno urge fare piazza pulita di una rosa in parte scarsa e in parte disinteressata rispetto alle sorti del club di cui veste lo stemma. Via i malati immaginari, via i sognatori di paradisi inglesi, via tutti coloro che antepongono l'ego alle sorti dell'Inter. Ormai è chiarissimo chi possa e chi non possa restare in nerazzurro: il compito di Marotta è per certi versi più facile del previsto. Ma questo è il futuro: il presente è il Genoa. Capito Icardi? Capito Spalletti? C'è Genoa-Inter. Mettetela in calendario, tra una puntata di Beautiful e l'altra.

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