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Berardi: “Il no alla Juve? Per me era un’imposizione. Sono interista dentro, il futuro…”

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'attuale attaccante del Sassuolo, Domenico Berardi, lancia messaggi d'amore verso l'Inter

Riccardo Fusato

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'attuale attaccante del Sassuolo, Domenico Berardi, lancia messaggi d'amore verso l'Inter, società che lo sta seguendo ormai da circa un anno e mezzo: "L'Inter? nel 2010 festeggiai la champions con la bandiera, oggi leggo che mi sta seguendo: a fine stagione si vedrà, ma non dico più “non mi muovo” . Sono nato con il cuore nerazzurro perché certe cose i genitori le passano ai figli e vinse la fede di papà Luigi e di mio fratello Francesco, non quella di mamma Maria che tifa Juve. Da bambino mi riempì gli occhi Ronaldo il Fenomeno, a 15 anni toccò a Milito: la sera di Madrid presi la mia bandiera e andai con gli amici a festeggiare. Ogni ragazzino che ama il calcio ha una squadra del cuore, no? Il mio tifo l’ho dichiarato in tempi non sospetti, ben prima che si iniziasse a ipotizzare l’Inter nel mio futuro. Normale: leggo che mi seguono, nel loro progetto ci sono nuovi acquisti e possibilmente italiani, per forza se ne parla. Ma io non ne parlo, a fine stagione si vedrà"

Ideee chiare sulla Juventus - "Il no alla Juve? In realtà, per come lo dissi, non fu un 'no': fu un 'sì' al Sassuolo, il 'sì' che a loro fra l'altro non avevo mai detto. Eravamo appena andati in Europa League: volevo giocarla con i compagni con cui me l'ero conquistata, volevo crescere un altro anno. E poi sì, è vero: a me piace tanto giocare e poco fare quello che mi dicono di fare. Loro spingevano perché io andassi lì ma io la vedevo come una specie di imposizione. E quando avrei giocato? Mi avrebbe fatto bene tanta panchina così giovane? Confesso l'esempio di Zaza ha un po' pesato. Ho contato i minuti che Simone aveva giocato lì, e ho tirato il freno."

(Gazzetta dello Sport)

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