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Eto’o: “All’Inter grazie a Materazzi. Discorso in finale? J.Cesar piangeva. Pensavamo…”

Samuel Eto'o è il protagonista della puntata odierna di E Poi C'è Cattelan.

Simona Castellano

Samuel Eto'o è il protagonista della puntata odierna di E Poi C'è Cattelan. Il giocatore ha ripercorso la sua carriera, soffermandosi sull'Inter. Il presentatore, non a caso, è un tifoso nerazzurro.

Queste le sue parole:

-L'allenatore nel pallone, Materazzi mi ha detto di chiederti di questo film...

5-5-5? Materazzi me lo ha fatto vedere ad Appiano Gentile prima di una partita.

-Arrivato all'Inter per un messaggio di Materazzi? 

Sì, è vero, e approfitto per ringraziare Marco, perché anche se non lo conoscevo quando ero in Camerun ho ricevuto un messaggio firmato da Marco Materazzi. Non ci conoscevamo. Ho chiamato Albertini, avevo giocato con lui al Barcellona, gli ho detto 'Ho ricevuto un messaggio da una persona che si chiama Materazzi, puoi verificare che sia lui?'. Cinque minuti dopo mi è arrivata la conferma. Se ho giocato nell'Inter è stato grazie a Marco Materazzi.

-Quante Champions hai vinto? 

Ho vinto quattro Champions, ma una non me la contano, quella con il Real Madrid contro la Juve, ero molto giovane.

-Palloni d'oro africani vinti? 

4.

-Hai mai avuto paura di non farcela? 

No, avevo talento, voglia di arrivare, avevo solo paura dei cani. Sì, ho avuto una bruttissima esperienza, ho una cicatrice importante sul ginocchio e da lì ho iniziato ad avere paura. Era abbastanza grande questo cane.

-Mai pensato di essere un predestinato? 

Quando sono arrivato in Europa sì, ma in Africa le opportunità non sono molte e allora ci sono momenti in cui dubiti. Quando sono arrivato al Real ho detto 'Questa è la mia strada, succeda quel che succede ce la farò'. Sono arrivato grazie ad un giocatore che si chiama Pirri, giocava nel Madrid, un grandissimo giocatore, mi vide giocare contro la Nazionale giovanile della Costa d'Avorio e mi disse 'Vuoi venire a fare un provino nel Real?'. All'inizio non ci credevo, ma ci andai, incontrai Roberto Carlos, Raul, Redondo, erano i miei idoli. E avevo Fabio Capello come allenatore. Ricordo che dopo l'allenamento Capello arrivò è mi disse 'Tu resti qui'.

-Esordio Nazionale contro l'Italia? 

Non nella prima partita con l'Italia. Fu un'esperienza negativa per il risultato ma positiva per me, il miglior giocatore del mondo al tempo era Baggio e ho avuto l'occasione di ricevere la sua maglietta alla fine della partita. Era molto umile, si fermò con me.

-Gol nelle finali di Champions?

Contro il Manchester Iniesta mi ha fatto l'assist, ho fatto una finta e poi ho tirato di punta. Gol anche contro l'Arsenal.

-Ricordi dei giocatori con cui hai giocato? 

Non li ho contati, ma molti me li ricordo.

-Come si preparano le finali? 

Al Barcellona preparavamo le partite in maniera tranquilla durante la settimana, quando arrivavamo nello spogliatoio era come se andassimo solo a finire il lavoro. Nella finale di Roma è stato speciale invece, quando tornammo dal riscaldamento nello spogliatoio Guardiola spense tutte le luci e ci fece vedere il film "Il Gladiatore". Ci diede molta energia e uscimmo super carichi. La partita è andata come è andata, abbiamo vinto.

-Finale di Champions con l'Inter? 

Mourinho fece una cosa che in pochi avrebbero fatto. Tenne il suo discorso al gruppo e poi disse “ora Samuel ci dirà come vinceremo questa sera” e per questo devo ringraziarlo. In finale vince chi scende in campo per vincere, non chi scende in campo per giocare. Ognuno di noi pensava che avevamo sofferto per arrivare alla finale, avevamo superato tappe come Barcellona, Chelsea, erano più di quarant'anni che non vincevamo e il nostro pubblico desiderava solo questo, c'era molta emozione e ricordo di aver detto ai compagni di aver giocato molte finali, ma questa era la più importante. Dovevamo fare qualcosa per un popolo, un pubbllico che se lo meritava. E allora ho detto: “O moriamo in campo e portiamo a casa la coppa o moriamo perché non torniamo a Milano con la coppa”, questo dissi e per fortuna è andato tutto al meglio e siamo tornati a Milano con la coppa (Cattelan lo abbraccia, ndr).

-È vero che Julio Cesar piangeva durante il tuo discorso? 

Mi sono girato e ho visto che Julio piangeva (fa un verso per imitarlo, scherzando, ndr)

-Come va in Turchia?

Sono felice, campionato incredibile con molto potenziale. Spero solo che le squadre che giocheranno la Champions lo facciano bene, il prestigio di questa competizione merita più luce in quel campionato, ma è comunque incredibile.

-Senti tanto la pressione? 

No, più la pressione è forte, più mi diverto.

(Incontra Toldo - che deve parargli dei tiri - durante il gioco organizzato da Cattelan)

(Fonte: Sky Uno)

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