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GdS – Inter pazza, cinica e fortunata. La Roma perde psicologicamente…

Le mosse di Spalletti a centrocampo cambiano i destini della gara

Francesco Parrone

E' pazzo il 3-1 con il quale l’Inter ribalta un k.o. che sembrava ineccepibile, almeno per quanto visto nella prima ora, lanciando così un messaggio forte al campionato.

Merito anche di Spalletti che corregge in corsa un paio di situazioni decisive, di questo Icardi spietato (seconda doppietta dopo quella alla Fiorentina), di Borja Valero sempre davanti alla difesa e anche un po’ di buona sorte indispensabile.

Secondo La Gazzetta dello Sport quello che l’Inter guadagna, non solo in classifica, la Roma lo perde psicologicamente: perché aveva dominato in lungo e in largo, segnato un gol con Dzeko, preso due pali (Kolarov e Nainggolan) e una traversa (Perotti), sfiorato la goleada con altre occasioni clamorose, e per di più s’era procurata un possibile rigore (Skriniar su Perotti) non giudicato così dalla Var.

Juan Jesus è stato uno dei punti deboli ma non l’unico della Roma. L’altro, sulla stessa fascia, si chiama Defrel: lento, poche idee, impacciato. Poi Manolas non è mai aggressivo come sa, e Fazio non gioca più d’anticipo. Spalletti ha sbagliato invece qualcosa nel suo 4-2-3-1: ha schierato Valero davanti, togliendogli il piacere dell’impostazione arretrata, e non s’è reso conto che la coppia Vecino-Gagliardini non aveva quel coefficiente di mestiere necessario per reggere l’urto. Spalletti decide di togliere l'ex Atalanta e ha ragione. Lo spagnolo ritorna il Pirlo dell’Inter, quello al quale i compagni scaricano tutti i palloni bollenti, sicuri che farà ripartire l’azione. E Joao Mario trequartista ha velocità e profondità che servono per infilarsi tra le linee.

Grazie pure a Perisic che torna sulla fascia a dribblare e crossare. C’è un terzo accorgimento che potrebbe diventare stabile: Dalbert a sinistra per Nagatomo. Il brasiliano ha personalità e salva due volte sulla linea. Era dal 2008 che l’Inter non vinceva all’Olimpicoin campionato, ma questa è un’Inter diversa, che almeno ha un’identità come ai tempi di Mou. Pensare d’aver risolto tutti i problemi sarebbe follia: a Spalletti serve un centrocampista alla Nainggolan o giù di lì, e dietro anche Skriniar è sembrato meno solido delle prime uscite.

(Fonte: Fabio Licari, La Gazzetta dello Sport 27/08/17)