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Inter, la fisionomia perfetta? Arriverà. L’analisi di Spalletti e i numeri del cambiamento

I numeri che raccontano i miglioramenti dei nerazzurri in questa stagione

Sabine Bertagna

Luciano Spalletti e la consapevolezza che l'Inter non possa più sbagliare: diventa questo il messaggio principale che il tecnico nerazzurro lancia in conferenza stampa alla vigilia di Chievo-Inter. Gli errori, se si presenteranno, andranno valutati e corretti al momento. La parentesi nella quale farli riecheggiare, limitandone i danni, non ha più i contorni di un campionato ma quello meno possibilista dei 90 minuti. Partita dopo partita per cercare di conquistare l'Europa che conta. Perché se è vero che "ci sono delle possibilità importanti indipendentemente dalla classifica finale", ma "se arrivi in Champions i vantaggi sono notevoli". E di questi vantaggi vorrebbe beneficiare il mercato nerazzurro. 

Inter-Cagliari - "Ultimamente stiamo crescendo e incominciamo ad avere una fisionomia che mi soddisfa di più". Spalletti chiudeva con queste parole il post gara di Inter-Cagliari, riconoscendo all'interno della partita segnali positivi da parte della sua squadra (senz'altro l'approccio, la cattiveria, la circolazione della palla). Ma questa fisionomia che incomincia ad avvicinarsi all'idea di Inter di Luciano non ha vissuto ancora la vicinanza con la perfezione. Non c'è una gara che può assurgere a esempio o modello, c'è ancora da lavorare. Con una consapevolezza. Quel tipo di perfezione o giustezza è a portata di mano: "Deve ancora arrivare la gara dove troverò questa fisionomia e arriverà”.

I numeri positivi (anche quando i risultati latitavano) - Spalletti lo aveva fatto notare in diverse occasioni. I numeri hanno raccontato una storia positiva anche quando le critiche alzavano la voce per far notare una sterilità in attacco o l'assenza dei tre punti. Una storia diversa, che diversifica le prestazioni dei nerazzurri di questa stagione dalle altre. L'Inter è una squadra che corre (anzi, è la squadra che corre più di tutte), che crea, che segna. Se deve lavorare, e chiaramente lo deve fare, è sull'ottimizzazione del lavoro. Sul diventare, in un fisiologico processo di maturazione, più cinica in determinate occasioni. Per raccogliere il massimo di quanto seminato. Ma sul seminato, che come sottolinea Spalletti "getta anche le basi per un futuro" non c'è assolutamente alcun dubbio.

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