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Inter, per favore no

Inizia, per l'Inter, un campionato nel campionato: lotta a tre serratissima per la Champions

Daniele Mari

Dal giorno dei calendari, uno spauracchio si staglia sulla stagione dell'Inter e degli interisti: quel Lazio-Inter fissato all'ultima di campionato evoca brutti ricordi ma soprattutto preoccupa i tifosi, già da settimane impegnati in tabelle e calcoli per stabilire quanti punti servano per arrivare a questo benedetto quarto posto.

Ma le possibilità, a sei giornate dalla fine, che Lazio-Inter diventi un autentico spareggio per l'Europa che conta non sono poche. Un solo punto divide le due squadre e non c'è tabella o calcolo matematico che dia la garanzia che una delle due arrivi all'ultima giornata con un vantaggio rassicurante. Ma perché gli interisti temono così tanto l'eventuale spareggio dell'Olimpico?

Ne abbiamo ben donde. E non c'entra il 5 maggio 2002. Almeno c'entra in minima parte. Quella data è già stata metabolizzata, anche grazie a quanto accaduto il 5 maggio 2010, inizio dell'epopea Mourinhana e del Triplete.

Il motivo per cui l'interista teme la partita da dentro o fuori è molto più recente e molto più ragionevole. Questa squadra, da anni ormai, stecca sistematicamente la partita o le partite che potrebbero lanciarla verso il risultato che conta. E' successo con Mazzarri, è successo ripetutamente con Mancini, è successo drammaticamente con Pioli e sta succedendo con Spalletti. Ogni volta che l'Inter ha davanti a sé l'appuntamento che potrebbe farla svoltare, arriva l'insuccesso: per un motivo o per l'altro. Esempio più recente: Torino (ancor più di Bergamo). L'Inter aveva finalmente l'occasione di darsi slancio nella corsa Champions, approfittando degli scontri diretti e del flop della Roma contro la Fiorentina. Risultato: un punto in due partite, due punti in tre partite considerando il derby.

Quello che preoccupa, in vista dell'eventuale dentro o fuori dell'Olimpico, non è una sorta di magia nera che potrebbe aleggiare sull'Olimpico. Quello che spaventa è la conclamata immaturità del gruppo nerazzurro nel momento del bisogno: l'Inter non ha ancora imparato a vincere quando conta e non ha ancora imparato a dare il colpo di grazia alle avversarie moribonde (non lo fece con la Juve in crisi, fermandosi sullo 0-0 con Mancini, non lo ha fatto con il Milan di Gattuso, surclassato sul piano del gioco). Questo spaventa e mette angoscia. Già da domani, l'Inter ha la chance di riprendere a correre, affrontando in casa un Cagliari non certo irresistibile. La Lazio sarà di scena a Firenze, campo ostico. Gli occhi dei tifosi nerazzurri, per sei settimane, saranno divisi tra l'Inter e le romane, sperando di non dover vivere un altro giorno di maggio da tachicardia all'Olimpico di Roma.