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Inter, questo è fuoco amico: stiamo facendo harakiri! E se si stronca il miglior Perisic…

L'editoriale di Alfio Musmarra per Fcinter1908: si parla del post Tottenham-Inter

Alfio Musmarra

"Difficile il mestiere dell’allenatore: passi da genio a pirla nel giro di 10 minuti ed il tutto si riduce ad un cambio o ad un gol. La giocata singola, l’imponderabilità viene ridotta ad un concetto risicato. Se vinci sei bravo, se perdi sei un coglione.

"Non esiste una via di mezzo, non esiste l’avversario, l’esperienza, l’errore umano che è esso stesso essenza insita dell’essere pensante.

"È bastato il gol del Tottenham a 10 minuti dalla fine per scoperchiare il vaso di Pandora colmo di veleno contro un tecnico che fino a qualche settimana fa era considerato un valore aggiunto.

"Perché si può comprendere la delusione, il dispiacere, ma trasformarlo in un accerchiamento in piena regola è il classico ‘Harakiri’ del tifoso medio interista. Calmiamoci tutti e cerchiamo di ragionare: chi al momento del sorteggio di Champions avrebbe immaginato che saremmo stati a giocarci la qualificazione all’ultima giornata? Nessuno. Subito dopo il sorteggio eravamo con la testa bassa ad imprecare contro la sfortuna. Inutile perdere tempo sul Barcellona, la cui forza è talmente lapalissiana che non ha senso discutere. Soffermiamoci sul Tottenham. A San Siro ci ha fatto girare la testa, dimostrando di essere più forte. Certo alla fine ha vinto l’Inter perché nel calcio non sempre vince la più forte, ma tendenzialmente i valori alla lunga emergono. Gli Spurs sono oggettivamente più forti nei singoli e nel gruppo, hanno quell’esperienza internazionale che a noi manca, hanno un gruppo consolidato che gioca da tempo in un certo modo. Noi no, questo è il primo anno che abbiamo una rosa più omogenea, torniamo in Champions dopo 7 lunghissimi anni, qualcosa vorrà pur dire. È lo scotto da pagare, ancor di più con dei vincoli che non ti consentono di poter contare sull’intera rosa a disposizione, ammesso e non concesso che poi in campo avrebbero fatto la differenza.

"Certo a posteriori è sempre facile parlare, siamo tutti allenatori. Spalletti ha provato la carta Nainggolan pur sapendo che non fosse al top della condizione, perché con i suoi strappi, con le sue conclusioni da fuori ti può risolvere le partite. Con Bologna e Psv è stato determinante e Spalletti prima di privarsi di uno come lui ci prova fino all’ultimo. Come dargli torto? Certo col senno di poi è facile parlare di errore, purtroppo il pessimo terreno di gioco ha contribuito a peggiorare la sua condizione che, questo va detto, non è ottimale dallo scontro subito nel derby con Biglia.

"IL MIGLIOR PERISIC - In queste ore ho sentito critiche anche nei confronti di Perisic, che a mio avviso ha disputato una delle sue migliori partite di quest’anno (?!). Certo nel calcio tutto è opinabile, ma non vedere il dispendioso lavoro tattico dell’esterno è arduo. Ha provato a cantare e portare la croce mentre il suo dirimpettaio di ruolo ( Politano ) ha vagato per il campo senza mai prenderla. Perisic ha avuto la più ghiotta occasione interista, in un’altra (su errore Lloris tenta l’assist quando avrebbe potuto tirare) un’altra volta ancora ha servito Icardi sul primo palo.

"Politano, invece, che col Barcellona aveva disputato un’ottima prestazione è stato l’ombra di sé stesso pur dando il massimo. Capita, è alla sua prima esperienza europea, ha bisogno di crescere  e di fare esperienza. Non mi sento di gettare la croce su nessuno. Non mi piace questo disfattismo cosmico. Fino all’altro ieri eravamo tutti sul carro, oggi in un attimo dobbiamo difenderci dal fuoco amico. Tutto per un errore di squadra che nasce da un’errata lettura e da errori collettivi in scalata.

"UN TOTTENHAM NON SUPERIORE - Paradossalmente il Tottenham ha giocato meglio a San Siro dove ha perso. In casa ha giocato meglio nei primi 45’ ma poi la partita è stata equilibrata, ripeto nonostante organicamente e tecnicamente ci siano superiori. Niente drammi, ma la consapevolezza di aver disputato fino a qui un girone dignitoso. Avremmo messo la firma al momento dei sorteggi per trovarci in questa situazione e a prescindere da quello che sarà dovremo farne tesoro, per crescere e migliorarci. Bisogna essere uniti oggi più che mai, perché questo è un momento delicatissimo e difficile. Uniti  e compatti perché è nelle difficoltà che poi i valori non solo tecnici emergono.

"TESTA ALLA ROMA - Adesso ci aspetta una Roma decimata, ferita ma non morta. Bisogna presentarsi all’Olimpico con la cattiveria di chi vuole subito mettere in chiaro la propria forza, di chi vuole essere padrone del proprio destino. Non c’è posto per mugugni ( vedi il papà di Lautaro Martinez). In virtù degli impegni ravvicinati Spalletti dovrà necessariamente cambiare qualcosa sia negli interpreti che chissà nel modulo. Ed in questo senso potete stare tranquilli perché  è il primo a voler vincere. Ma ci sono degli equilibri da rispettare a discapito delle scelte di pancia. Ricordiamoci che ha la rosa sotto gli occhi tutti i giorni, ha i parametri di rendimento degli allenamenti, ha il controllo della condizione dei suoi ragazzi, non lavora certo per tarpare le ali alla crescita del gruppo. Leviamoci dalla testa questa idea tafazziana di dover mettere nel mirino ogni allenatore di turno. Ricordiamoci da dove siamo partiti e non perdiamo di vista l’obiettivo. Che è e resta uno: chiudere la stagione tra le prime 4.

" NON ROVINIAMO TUTTO - Tutto quello che arriva in più è grasso che cola. È chiaro che non ci si porrà limiti e si tenterà di andare in fondo in ogni competizione fino all’ultimo, ma distruggere tutto per un risultato rovinando un lavoro che ha delle basi è totalmente controproducente. Se a Wembley non avessimo preso gol in quell’unica occasione, in quell’unica disattenzione collettiva, probabilmente oggi parleremmo di un tecnico bravissimo, capace di imbrigliare gli inglesi, e via discorrendo, ma non roviniamo tutto così. Kane non ha toccato palla, Handanovic ha effettuato un solo intervento in 90 minuti ( con una traversa dalla distanza con un tiro casuale). Non guardiamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, il gruppo è unito come non mai: Icardi si sta trasformando in un Capitano vero. Il resto spetta alla società, che con l’arrivo di Marotta dovrà implementare la forza della squadra per consentirle di migliorare le qualità tecniche alle quali non si può più rinunciare se si vuole tornare nel Gotha del calcio che conta.

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