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Inter, un bel Genoa fa riemergere la depressione. Nessuna reazione, gli interpreti…

La Gazzetta dello Sport analizza il KO dei nerazzurri di ieri

Marco Astori

Una serata da dimenticare, quella di ieri. Una brutta Inter viene sconfitta per la terza volta in stagione da un Genoa che continua la sua striscia positiva. Quello che preoccupa di più in casa nerazzurra, però, come si legge tra le pagine de La Gazzetta dello Sport, è il fatto che la squadra non sia riuscita ad avere una reazione per raddrizzare il match: "Un' altra Inter è andata. A Genova ha perso la partita, è stata sorpassata in classifica dalla Roma - perduto il terzo posto - ed è riprecipitata nel labirinto da cui sembrava essere un po' uscita con l'ingannevole vittoria sul Bologna. Un gran bel Genoa ha fatto riemergere la depressione interista, la tendenza a rannicchiarsi in uno stato soporoso, di distacco dalla realtà. Incapacità di reagire, propensione all'autolesionismo come dimostrano i gol «tafazziani» presi a Marassi. A guardarlo con gli occhi dell'attualità il momentaneo quarto posto - che diventerà quinto se domani la Lazio batterà il Verona - ha qualcosa di miracoloso. Ci si chiede come abbia fatto quest' Inter ad arrampicarsi fin lassù: in autunno siamo stati turlupinati da un' illusione ottica?

A lungo Genoa e Inter sono state divise dai trequartisti - continua la Rosea -. Sul versante rossoblù Pandev, uno degli ultimi eroi del Triplete interista ad essere ancora attivo, ha interpretato la parte come ruolo comanda. Si abbassava, teneva palla, la smistava, faceva ripartire l' azione o ripartiva in prima persona. L'Inter non sapeva come prenderlo e con chi prenderlo. Dall'altra parte Borja Valero girava a vuoto, senza trovare posizione né intuizioni. Borja messo lì, a girovagare dalla metà campo in su, non serve a quest'Inter. Sarebbe forse più utile impiegarlo in regia «bassa», spalleggiato e sostenuto da due interni. Spalletti possiede i potenziali intermedi, sono Vecino e Gagliardini, ma parliamo di due mediani simili, di passo lento sul breve e di pensieri deboli. Vecino, acquistato per inserirsi e tirare, non fa più né l'una né l'altra cosa. Gagliardini, quando è in mezzo, sembra uno stopper prestato al centrocampo e viceversa, quando è in difesa, vedasi il gol di Pandev, pare una mezzala incapace di difendere. Nel primo tempo, a farsi carico della prima palla da muovere sono stati spesso Skriniar e Ranocchia. Passi per lo slovacco, che ha testa da potenziale centrocampista. Non vada per il secondo, perché Ranocchia al massimo lancia, ma senza la precisione del suo ex gemello Bonucci. L'Inter manovra coi pesi nei calzettoni, la palla viene rallentata, mai velocizzata. Un giro-palla in «slow motion». Eppure, per paradosso, l'Inter ha chiuso con un possesso palla notevole, quasi il 67%. Chi ritiene che tali dati siano significativi del nulla può prendere a nolo questo 66,7% di trastullo interista e sbizzarrirsi con le critiche. Neppure Rafinha, entrato nella ripresa, è riuscito a tirare fuori i compagni dalla morta gora dantesca (la palude)".

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