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Juve-Inter sarà come Ali contro Tyson. Allegri e Spalletti si giocano il derby sul ring

La Gazzetta dello Sport gioca il match tra Juve e Inter con i colpi della boxe

Andrea Della Sala

Questa sera alle 20.45 si daranno battagli Juve e Inter; match sentito, ma anche valido per il primato in Serie A. Il Derby d'Italia è una sfida importante, è come se fosse Muhammad Ali contro Mike Tyson. La Juve come Ali: più abituata a imporre la propria superiorità, più forte nell’autostima. L’Inter come Tyson: più diretta, più tormentata, più portata al pugno forte e improvviso, da knock-out. Leggiamo Juve-Inter col vocabolario del ring. In palio c’è la cintura dei pesi massimi.

Questo il match giocato sul ring secondo La Gazzetta dello Sport:

GUARDIA CHIUSA - I portieri garantiscono la guardia, che nella boxe deve essere chiusa (alta), a protezione del volto. Stasera portieri dell’Est, il polacco Szczesny e lo sloveno Handanovic, per certi versi simili: freddi e essenziali, dotati di riflessi prodigiosi. Due facce da cinema, che non avrebbero sfigurato in un film qualsiasi della saga di Rocky.

GUARDIA BASSA - Mai abbassare la guardia, nella boxe. Poteva permetterselo Muhammad Ali, per provocare e irretire. Nel calcio la guardia bassa equivale a una fase difensiva sbagliata. La Juve ha rialzato i guantoni, da 4 partite non subisce gol: ultime reti prese, quelle di Genova contro la Samp il 19 novembre. L’Inter condivide con Napoli e Roma il primato del minor numero di gol incassati, appena dieci, e qui sta il vero segreto della rivoluzione spallettiana, l’aver restituito stabilità a una squadra che era il manifesto della discontinuità. Juve e Inter sono due squadre a guardia alta e non ci sarebbe da stupirsi se venisse fuori lo 0-0.

JAB - È un pugno veloce, che sorprende chi lo subisce e che entra nella guardia. Un colpo d’incontro, inaspettato. Il jab ricorda un po’ le ali del calcio, che sono rapide, scaltre e tecniche. Douglas Costa o Cuadrado nella Juve e Perisic e Candreva nell’Inter possono colpire col jab, aprire varchi ai fianchi della difesa avversaria, preparare le condizioni per il knock-out.

GANCIO - In inglese hook, un tiro semicircolare. Non è quasi mai il pugno del k.o., ma quasi sempre dello sfinimento. Un match di boxe abbonda di ganci come una partita di calcio è piena di passaggi che aprono spazi. L’hook è un pugno da centrocampisti illuminati e/o incursori, capaci di trovare prima o poi il gancio giusto sotto forma di assist o di tiro. Pjanic e Khedira nella Juve e Borja Valero e Vecino nell’Inter sono giocatori ganciosi. Toccano tanti palloni, li fanno girare e a volte sanno sbatterli in rete.

MONTANTE - In inglese, uppercut. Un pugno che fa male, stordisce e avvilisce. Viene portato dal basso verso l’alto e come obiettivo preferito ha il mento. È il pugno del k.o., spesso. Domanda facile, anzi facilissima: in Juve e Inter chi sono gli specialisti del montante? Higuain e Icardi, i centravanti. Higuain ha volto e struttura da pugile, la sua faccia potrebbe andare bene per un remake di Toro scatenato. Icardi sembra possedere qualcosa di Sugar Ray Leonard, grande pugile americano degli Anni Ottanta: gioco di gambe, velocità, opportunismo.

ROPE-A-DOPE  - Espressione inglese quasi intraducibile: rope vuole dire corda, dope sta per droga. La droga della corda, si potrebbe azzardare. Il rope-a-dope è una tattica pugilistica inventata da Ali: mettersi in guardia alta appoggiati alle corde, lasciare che l’avversario si sfoghi e si stanchi e passare poi al contrattacco. La Juve di Allegri e l’Inter di Spalletti, senza saperlo, praticano il rope-a-dope.

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