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L’Inter ha un problema: non vince i big-match. Oggi battere le piccole non basta più

Il responso che esce dalla sfida tra Inter e Roma è che, ad oggi, i giallorossi si sono mostrati superiori

Riccardo Fusato

Il responso che esce dalla sfida tra Inter e Roma è che, ad oggi, i giallorossi si sono mostrati superiori. Pioli si è giocato la carta 2 rifinitori + 2 esterni d’attacco. E la cosa si è rivelata un azzardo. Gagliardini e Kondogbia si sono ritrovati soli e in affanno, Perisic facendo tutta la fascia ha perso un po' di lucidità, Brozovic si è visto pochissimo, non giustificando così lo stravolgimento dell’assetto per inserirlo. È mancato l’equilibrio, sono mancate le distanze, con ampi settori di terreno che si aprivano per le corse dei centrocampisti giallorossi saltata la prima timida linea di pressing. È mancato anche il gioco, con qualche pallone lungo lanciato a casaccio verso la zona di Icardi. Non aveva tantissime scelte, Pioli, e questo va detto. La Roma può pescare Perotti e Paredes dalla panchina, l'Inter deve adattare D'Ambrosio centrale, avrebbe dovuto rispolverare Nagatomo, mentre Banega è ormai un orpello in cui non si crede più. Insomma la rosa nerazzurra, pur essendo di alto livello, non è ancora completa per stare lassù con la Roma. La distanza dal terzo posto resta di sei punti, anche se in mezzo ci sono Atalanta e Lazio. Nel prossimo turno in casa nerazzurra si dovrà tifare Roma (in casa contro il Napoli), per riportarsi a distanza di scontro diretto.

Poi però Icardi e compagni dovranno vincere contro una grande: quest’anno ci sono riusciti solo all’andata contro la Juve, con De Boer, perdendo poi con Napoli e Roma, e pareggiando il derby. Se ci aggiungete la stecca nel quarto di Coppa Italia con la Lazio, può iniziare a venire qualche dubbio sulla tenuta dei nerazzurri nei big-match. Vincere sempre contro le medio-piccole in altre annate sarebbe stato decisivo, forse sufficiente. In questo campionato, in cui i pesci piccoli vengono sempre mangiati dai medi e i medi dai grandi, serve almeno un guizzo. Altrimenti si resta nella rete della mediocrità, con tanti dubbi anche per il futuro.

(Gazzetta dello Sport)

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