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Moratti: “Prima o poi Suning farà colpo alla Ronaldo, ora serve appartenenza. Alla Nike dissi…”

Moratti: “Prima o poi Suning farà colpo alla Ronaldo, ora serve appartenenza. Alla Nike dissi…”

Massimo Moratti racconta l'acquisto di Ronaldo e si aspetta che Suning faccia colpi altrettanto eclatanti

Daniele Mari

Massimo Moratti, intervistato in esclusiva da Mi-Tomorrow, è tornato sul colpo per eccellenza della sua gestione, l'acquisto di Ronaldo nell'estate del 1997.

Presidente, cosa ricorda di quei giorni?

«Non è stata una cosa facilissima, ma è scivolata via molto bene. Nessuno pensava che potessi acquistarlo, per cui non ebbi concorrenza. Lui aveva dei problemi con il Barcellona e una volta pagata la clausola doveva decidere solo il giocatore».

Quando ebbe la certezza di potercela fare?

«L’atto finale è stato mentre stavo andando a Padova per lavoro. Mi chiamò Giovanni Branchini (l’agente che seguì le trattative, ndr) e mi disse che si poteva fare. A quel punto ne approfittai per una visita a Sant’Antonio…».

Come fu il primo incontro con Ronaldo?

«In realtà lo avevo conosciuto un anno prima, era venuto a Milano assieme alla fidanzata. Stava per andare al Barcellona, mi portò una sua figurina che ho ancora con me. C’era già l’idea che prima o poi potesse venire all’Inter».

A distanza di vent’anni ritiene ancora sia stato un affare?

«Assolutamente. Le faccio un esempio: avevo detto alla Nike che se avessi preso Ronaldo mi avrebbero dato una cifra molto diversa per la sponsorizzazione. Loro non ci credevano e quindi mi dissero sì. Pensavano fosse una mia boutade».

Avrebbe mai pensato, quando acquistò l’Inter, di prendere uno come Ronaldo?

«Quando compri un club lo fai sognando qualcosa di eccezionale, anche a discapito di un’amministrazione perfetta. Rispondi ai tuoi sentimenti verso la squadra. Io tentai subito di prendere Cantona, ce l’avessi fatta avremmo vinto il campionato al primo anno».

Quale immagine ha, in particolare, di Ronaldo all’Inter?

«Il suo primo gol, contro il Bologna. Una dimostrazione di classe, capacità, forza. Fu il biglietto da visita».

Crede che senza le vicende del 1998 e del 2002 il brasiliano sarebbe rimasto a Milano?

«Il primo anno è stato stupendo. Purtroppo la nazionale brasiliana lo spaccò in due nella preparazione ai Mondiali e poi ebbe due gravissimi incidenti. Credo fu soprattutto questo aspetto a contare, questo posto glieli ricordava un po’ troppo. Accolsi il suo addio capendo umanamente la cosa. È un peccato perché se anche solo fosse riuscita la prima operazione tutto sarebbe stato diverso».

Si aspetta da Suning un colpo alla Ronaldo?

«Prima o poi magari sì. Quando arriva un grande campione dà entusiasmo, ma adesso serve trovare qualcuno che senta l’appartenenza professionale al club, il dovere di dare il massimo per la squadra. In più, al livello di Ronaldo non è semplicissimo trovarne».

Cosa accadde tra lei e Ronaldo al momento del passaggio al Milan?

«In realtà non c’è mai stato un cattivo rapporto ed è sempre stato molto affettuoso con me. Andare al Milan non fu la migliore delle sue scelte, però per il carattere non potevi portargli rancore. La sua libertà faceva parte del personaggio».

Rivede nelle attuali difficoltà di Suning quanto accaduto all’inizio della sua gestione?

«Suning ha una potenzialità economica notevole, ma le esperienze bisogna farle. Quella di questa stagione è stata talmente negativa da essere utilissima. Ora è cambiato l’allenatore, ma i giocatori devono dimostrare un carattere che non hanno dimostrato, oppure servono dei punti di riferimento nuovi che trascinino gli altri».

È fiducioso per il futuro prossimo?

«Il tifoso è sempre fiducioso e io di Suning ho sempre parlato in termini positivi. È chiaro che tutto dipende dalle scelte e dalla fortuna che hai».

Immagina, negli anni a venire, un altro Moratti alla presidenza dell’Inter?

«Sono cose che non programmi. Per debolezza o passione ci cadi dentro. Lascio ai miei figli la libertà di farlo, ma i costi e l’impegno rendono un mestiere vero e proprio quello di presidente. Serve quel tanto di incoscienza che non mi sento di augurare loro…».

 

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