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Per Spalletti l’Inter è ormai sentimento: non si è mai pianto addosso, la Champions è sua. E ora…

L'allenatore non è mai stato così immerso nel mondo Inter

Marco Macca

Minuti, istanti apparentemente eterni, passati a sbuffare, a guardare il vuoto e a fare su e giù per la panchina, come se quei passi potessero esorcizzare una tensione che lo stava divorando da dentro. Poi, il fischio finale, e l'apoteosi. La liberazione, e un sorriso grande così con quella che ormai è diventata la sua gente. Che lo apprezza, che lo ha anche discusso, ma che non ha mai smesso di credere in lui. E che è stata ripagata, proprio quando tutto sembrava perduto. La serata delle mille emozioni di Luciano Spalletti. Uno che non si è mai nascosto, che non si è mai pianto addosso, nemmeno quando l'estate scorsa l'Inter sembrava pronta a un mercato da top club europeo ma che poi si è dovuta arrendere di fronte alle esigenze di bilancio.

Altri avrebbero iniziato a far circolare voci, a mettere in dubbio futuro e progetti. Lui no. Si è tirato su le maniche, ha serrato il mascellone e ha puntato sul materiale a suo disposizione. Di certo, non sono state solo rose e fiori. E' storia nota. Il letargo invernale dell'Inter aveva messo in dubbio praticamente tutto, dopo una partenza sfavillante. Le montagne russe nerazzurre si sono lanciate fino all'ultimo tratto, l'ultimo giro di giostra: quella partita contro la Lazio, l'ultimo appello da dentro o fuori senza possibilità di replica. Se quel colpo di testa di Vecino non si fosse infilato alle spalle di Strakosha a una manciata di minuti dalla fine, molte cose sarebbero potute cambiare e molti piani sarebbero potuti essere rivisti, al di là delle ripercussioni economiche.

Ma ci sentiamo di dire una cosa: Luciano Spalletti sarebbe rimasto comunque. Al di là delle rassicurazioni della società nei giorni scorsi, gli sguardi, gli atteggiamenti e il linguaggio del volto hanno dimostrato quanto l'uomo di Certaldo sia ormai completamente immerso nel mondo Inter. La sua corsa sotto gli interisti al termine della partita è il vero punto di partenza in vista della prossima stagione. Puro istinto, quello di Luciano. L'istinto di abbracciare i suoi tifosi e quell'interismo che lui stesso ha risvegliato dopo anni di sottile e velata apatia. Non certo dei tifosi, che però avevano bisogno di un uomo, di un leader capace di prendere in mano il timone di quella maledetta barca in tempesta e di riportarla sulla giusta rotta.

Ormai, Spalletti sente suo il mondo dell'Inter. Lo sente dentro di sé, come un sentimento, come una questione presente, ma soprattutto futura. A spingerlo, ora più che mai, è l'amore per dei colori che lo hanno ormai adottato. Come spiegare altrimenti i suoi sorrisi insieme ai tifosi a più di un'ora dalla fine della partita dell'Olimpico? In pochi si aspettavano la sua uscita dagli spogliatoi per tornare sotto la Sud occupata dagli interisti per una coda di sorrisi e cori a fare da splendido contorno a una serata fantastica. Come spiegare quel "sognavamo" a commento del selfie pubblicato oggi sui suoi canali social? Quella Champions, Spalletti, la sognava tanto quanto la sua gente. Ha lavorato per ottenerla e alla fine è riuscito dove tutti i suoi predecessori, negli ultimi anni, avevano fallito. L'importanza di avere polso e conoscenze si vede anche e soprattutto in questi casi.

Da quella corsa e da quei sorrisi si riparte. Perché la Champions è pur sempre un punto su cui costruire un futuro solido. Non è un arrivo. Non lo è per i tifosi, che dopo aver raggiunto la vetta del mondo si aspettano di tornare a competere per vincere trofei, non lo è per il club, che sembra voler progettare con sapienza un domani di primo livello, ma non lo è soprattutto per Luciano Spalletti. Lui, che nel fine settimana in conferenza stampa annuncerà il suo rinnovo fino al 2021 con l'Inter, e che in questo progetto ha creduto fin dall'inizio, anche contro l'opinione di molti, e che in questo progetto vuole continuare a credere. L'Inter, per lui, ormai è un sentimento. E quel mondo nerazzurro sta diventando sempre più una seconda pelle. Del resto, certi sorrisi si spiegano solo con le emozioni.

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