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Spalletti: “Il mondo Inter vuole la verità e io gliela darò. Zhang? Ambizioni e investimenti”

Luciano Spalletti è stato intervistato dal Giorno

Marco Astori

Il nuovo allenatore dell'Inter Luciano Spalletti è stato intervistato in esclusiva da Italo Cucci, giornalista de Il Giorno. Il tecnico toscano ha parlato di diversi argomenti durante l'intervista: "Non ho progetti particolari se non dire la verità. La situazione dell’Inter, i suoi uomini, tutto il mondo nerazzurro chiede verità. E questa sarà la chiave per relazionarci col presente e il futuro. Un anno può andar male, anche due, così è troppo. Bisogna cambiare, trovare una continuità. Stefano (Pioli) sembrava esserci riuscito. Poi tutto è tornato come prima. Sì, dovrò parlare, ma prima a loro, ai calciatori, a una rosa di qualità che può ridare all’Inter - certo con rinforzi adeguati in difesa e quel che si potrà fare nonostante l’impegnativo fair play - il ruolo che merita in Italia, in Europa, nel mondo. Vi garantisco che non parlo da allenatore nerazzurro ma da viaggiatore nel mondo del calcio dove il nome dell’Inter è altissimo...".

Ma da qualche parte dovrà cominciare, da fuori si sarà fatto un’idea…

"Prima si entra in famiglia, ci si parla, si avvia un rapporto di confidenza e solidarietà, poi si sa come operare per ottenere il miglior risultato".

Famiglia: giorni fa Marotta mi diceva che il problema dell’Inter, come del Milan, è anche non avere più alle spalle una famiglia, come la sua, gli Agnelli…

"Sono stato in Cina, ho conosciuto la nuova proprietà, una realtà eccezionale, ho conosciuto anche la Famiglia, so di avere a che fare con gente che vuole vincere, che vuole far crescere il calcio in Italia e anche in Cina, con investimenti importanti…".

E se le andasse tanto bene a Milano da essere chiamato a ripetersi in Cina?

"Non mi mancano esperienze all’estero, a San Pietroburgo sono ancora di casa, ma hanno già chiamato Capello, gran sollecitatore di uomini… Lasciatemi stare a Milano… E a proposito di famiglia, mi faccia dire che ho avuto un incontro bellissimo con Moratti, a Roma, quando ero pienamente allenatore della Roma, e ho sentito il fascino di un uomo e di una famiglia dal grande carisma. Bisogna mettersi a lavorare per recuperare quei giorni, quei risultati. E io voglio riuscirci con un impegno collettivo, non con le espressioni individuali".

Quando dice che ha una grande rosa fa pensare - e temere i tifosi - che quello dell’Inter sarà un mercato… basso…

"Ho già detto che cercheremo due difensori di qualità, ma potremo fare di più se riusciremo anche a fare qualche cessione. Poi potrò decidere meglio che fare quando andrò oltre il 4-3-2-1 , oltre i numeri, e arriverò agli uomini, e ognuno di loro mi farà capire se ci sta volentieri, se invece di accontentarsi del mio racconto mi faranno il loro, perché loro sanno cos'è successo in questi anni e dobbiamo dircelo. Poi farò come sempre: a modo mio".

Quel citare i numeri mi fa venire in mente Gasperini che fu vittima di un dibattito sul giocare a tre o a quattro, follie da pazza Inter…

"Potrei applicare il modulo Sousa, e scegliere di giocare a 3 e mezzo o quattro e mezzo… Paulo è bravo, imposta la difesa a tre in costruzione e si difende a quattro quand’è attaccato…".

Restando a Firenze, Pesaola spiegava che lui gli uomini li schierava in campo in ordine, ma poi si muovevano…

"Beh, io mi prendo la responsabilità di rispettare la fantasia ma anche di mettere ordine. Soprattutto i giocatori, quando ne hai tanti e di valore, devono entrare in sintonia con il loro allenatore…".

Mi fa venire in mente il turnover, che io odio. Ho visto l’Under 21 dominata dalla Cekia anche per avere cambiato quattro elementi già provati con la vittoria.

"Ripeto: dipende dal rapporto che si crea con i giocatori. Intanto devo cercare di creare uno zoccolo duro, poi lo spogliatoio, il parlarsi, gli allenamenti creano una situazione ancora più precisa… in ogni caso io non comincerò mai dicendo ‘per me siete tutti uguali’, anzi, dirò ‘per me siete tutti differenti’… Ma soprattutto se trovi quelli che fanno sempre le riserve non puoi fargli vedere sempre lo stesso film. Ci si parla, ci si conosce, ci si capisce… bisogna ricominciare dalla voglia, dalla passione, dalla tigna… Sappiamo che la scena sarà dominata da Juve, Roma, Napoli, dobbiamo ritornare sulla scena da protagonisti".

Chiudo con Walter Sabatini: come lavorate? Lei propone e lui dispone? 

"Guardi, se io fossi un presidente costringerei il direttore sportivo e l’allenatore a vivere sotto lo stesso tetto, a parlarsi sempre. Per dare nomi alle ipotesi, per battersi insieme e vincere. Come dicevo in Russia: vincere è bello".

(Il Giorno)

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