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Spalletti messo in croce per gli errori ma nessuno gli riconosce la sua vera vittoria all’Inter

Si chiude il 2018 ed è tempo di bilanci: per Luciano Spalletti è stato un anno più che positivo

Daniele Mari

Un 2018 ricco di emozioni per l'Inter e per Luciano Spalletti. Lo spartiacque è stato senz'altro il gol di Matias Vecino contro la Lazio, che ha rilanciato i nerazzurri nel panorama più importante, quello della Champions League. Tante soddisfazioni, con qualche incidente di percorso nella rinascita verso l'elite del calcio italiano ed europeo.

E quale bilancio per Luciano Spalletti? Il tecnico nerazzurro, soprattutto dopo l'eliminazione in Champions League all'ultima giornata, è stato messo in croce per alcuni errori in fase di valutazione e per una sorta di 'braccino' da parte della sua squadra al momento di fare il definitivo salto di qualità: Tottenham-Inter, Roma-Inter, Juventus-Inter e Inter-Psv le gare incriminate, con Atalanta-Inter momento di down per eccellenza, con i nerazzurri letteralmente travolti dalla marea bergamasca.

Spalletti è finito nel mirino dei critici, le ombre minacciose di Conte, Simeone e Mourinho sono state agitate sulla testa dell'allenatore toscano ma il bilancio complessivo dell'ex Roma è estremamente positivo.

Ma la vittoria più grande per Spalletti, al di là della qualificazione in Champions fondamentale e di un terzo posto ora saldamente nerazzurro, è arrivata fuori dal campo. Spalletti ha contribuito, in maniera molto pesante, alla rivalutazione della rosa nerazzurra e ha favorito l'esplosione di quei giocatori già ricchi di talento.

Due nomi su tutti: Matteo Politano e Joao Mario. Uno, arrivato dal Sassuolo tra lo scetticismo generale, ha trovato la sua collocazione sia nell'Inter che in Nazionale e il suo valore di mercato ne ha beneficiato. L'altro, che a Milano non voleva tornare e che i tifosi non volevano vedere neanche nella foto ufficiale, è diventato titolare inamovibile nell'ultimo mese e mezzo, quasi rimpianto in Champions League.

E che dire di Skriniar e De Vrij? La coppia d'oro nerazzurra ha un valore di mercato altissimo (senza volermi addentrare nelle cifre) anche per merito di Luciano Spalletti.

Ma il vero capolavoro Spallettiano porta il nome di Marcelo Brozovic. Il centrocampista croato, con un piede sull'aereo per Siviglia e la valigia nella stiva, è stato riportato ad Appiano all'ultimo secondo e oggi è uno dei centrocampisti più completi d'Europa, con un Mondiale da assoluto protagonista alle spalle. I 60 milioni della clausola? Sono comunque il doppio del prezzo del riscatto fissato con gli andalusi un anno fa.

Ma potrei proseguire con Matias Vecino, il cui valore di mercato non è certo sceso, con Keita Balde restituito al calcio di alto livello, con un Ivan Perisic sogno mai troppo rimpianto di Jose Mourinho, con un Danilo D'Ambrosio restituito alla Nazionale. E Mauro Icardi? Sta diventando un campionissimo totale, non solo un bomber letale. Sono tanti i giocatori che hanno beneficiato della cura Spalletti. Ma soprattutto ne ha beneficiato l'Inter, che in pieno dramma "Fair Play finanziario" oscillava solo tra Mauro Icardi e Mateo Kovacic come eventuale fonte di guadagno.

In un calcio in cui anche i mostri come Chelsea, Psg, Barcellona e Manchester City devono comunque produrre plusvalenze, avere a disposizione un parco giocatori di livello e un patrimonio di grande valore rappresenta un enorme vantaggio per una società, che può serenamente progettare ben sapendo di poter disporre di giocatori ambiti. Ambiti anche grazie, in alcuni casi soprattutto grazie, al lavoro di Luciano Spalletti.

E' questa la sua grande vittoria del 2018. Una vittoria che non porterà trofei ma che ha rimesso l'Inter, finalmente, al tavolo dei grandi. In campo e non.

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