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Thohir: “Non sono Abramovich, con Suning l’Inter svolta. 55 mld di fatturato e voglia di fare”

Erick Thohir torna a parlare di Inter e conferma la bontà del progetto Suning: "C'erano altre proposte ma la loro era la più seria"

Daniele Mari

Erick Thohir, intervistato dal magazine indonesiano Tempo, ha parlato nuovamente della sua gestione dell'Inter, rifiutando il paragone con un altro magnate, il proprietario del Chelsea Roman Abramovich:

Molti dicono che lei non è un investitore serio come Abramovich, come risponde?

Beh, molti uomini d'affari asiatici non vivono nella città del loro club, a differenza degli europei. Molti americani, come Stan Kroenke dell'Arsenal, non seguono il club giornalmente. Ci sono due approcci nella gestione di un club: i proprietari che sono sempre presenti e quelli che creano una struttura manageriale in loco. Abramovich è spesso a Londra perché la Russia è vicina. Io non sono Abramovich".

Cosa si aspettava acquistando l'Inter tre anni fa?

"Io sono un tifoso dell'Inter e un'opportunità d'affari mi ha consentito di comprare il club. Quindi ho detto perché no? Durante i miei tre anni di presidenza, l'Inter è stata finanziariamente stabile. Per quanto riguarda la parte sportiva, abbiamo sostituito i vecchi giocatori con nuovi giocatori di talento. Il primo anno c'erano D'Ambrosio, Icardi. Poi Perisic, Kondogbia, Medel. E' una lunga lista, ho portato più di 20 giocatori. Quest'anno sono arrivati Joao Mario, Roberto Gagliardini, Milan Škriniar, Antonio Candreva, Gabriel Barbosa e Borja Valero. Questi ultimi giocatori sono stati presi da Suning e io credo che, sotto Suning, l'Inter svolterà perché la disponibilità economica è imponente"

Perché Suning? 

"All'inizio, cercavamo un partner cinese. C'erano diverse società interessate ma Suning era la più seria e impegnata. Sono una società immensa con fatturato di 55 miliardi di euro. Enorme"