editoriale

25 CHIERICHETTI TITOLARI

Inter-Roma è stata una tappa fondamentale del cammino dell’Inter e della vita di ogni interista. Siamo tutti accomunati da una fede che nei minuti precedenti ad Inter-Roma è stata sottoposta ad un atto, un atto di fede appunto: quando sono...

Fabrizio Longo

Inter-Roma è stata una tappa fondamentale del cammino dell'Inter e della vita di ogni interista. Siamo tutti accomunati da una fede che nei minuti precedenti ad Inter-Roma è stata sottoposta ad un atto, un atto di fede appunto: quando sono stati resi noti gli undici che nella nostra Chiesa laica (San Siro) avrebbero affrontato la Roma, tutti abbiamo avuto un sussulto. Abbiamo alzato gli occhi al cielo chiedendo spiegazioni a Chi di laico ha poco, peccando.

Abbiamo constatato che ad opporsi a Salah e Gervinho non sarebbero stati i terzini fino ad allora più affidabili, ma due "desaparecidos' come D'Ambrosio e Nagatomo. Abbiamo constatato che in campo non sarebbe andato neppure l'esponente più umano del clero laico di cui parlavo, ovvero Icardi. Poi è iniziata la partita e ci siamo dimenticati delle scelte, concentrandoci più su quello che il campo ci stava offendo, e ciò che ne è venuto fuori è bellissimo, quasi un miracolo, per voler restare in ambito di misticismi.

Eravamo abituati alle scelte insolite di Mancini, ma a mente fredda c'è una constatazione in più da fare: il prete col ciuffo che siede in panchina non ha chierichetti preferiti. La maglia da titolare di Icardi vale quanto quella di D'Ambrosio. In campo va solo chi è più funzionale alla Santa Messa.

Sebbene qualcuno non l'avesse ancora capito, da Inter-Roma è chiaro: all'Inter ci sono 25 chierichetti titolari, tutti utili e tutti indispensabili. Handanovic è indispensabile e ciò non è da mettere in discussione: chi lo avesse fatto dopo Inter-Fiorentina, nei 4 secondi in cui lo sloveno ha fatto quelle 4 parate deve aver per forza cambiato idea. Murillo e Miranda sono indispensabili perché se siamo la miglior difesa del campionato il merito è buona parte loro: Miranda ha dato esperienza, saggezza e tranquillità ad una difesa che da troppo tempo non rischiava così poco e funzionava tanto bene. Murillo di questa quiete difensiva è la variante impazzita, quello che rischia l'anticipo e tiene tutti col fiato in gola. Quando però fa quegli interventi sul Gervinho di turno, ecco che capiamo quanto sia importante. Santon è indispensabile perché un pendolare a destra ci mancava da un po': non vorrei scomodare paragoni fuori luogo con dei colossi brasiliani, ma Davidino ha dimostrato di saperci stare in questa Inter. "Il bambino" è diventato grande. Juan Jesus è indispensabile per due motivi: il primo sono le prestazioni eccellenti alle quali non ci aveva mai abituato prima di quest'anno, e il secondo è la componente mistica che il suo cognome aggiunge a quest'editoriale. Telles è indispensabile perché un piedino così raffinato era richiesto da Mancini quanto dai colpitori di testa. Lo è perché è una spina nel fianco sulla fascia che, quando serve attaccare, può sempre tornare utile. Ranocchia è indispensabile perché quando vinci 1-0 e gli avversari ti prendono a pallonate, uno che badi poco alla forma e tanto alla sostanza serve e come, e lui ha dimostrato di saper dare sostanza alla difesa in difficoltà. D'Ambrosio è indispensabile perché è un maestro d'umiltà, ma soprattutto perché se non ci fosse stato lui Dzeko avrebbe fatto 0-1. Nagatomo è indispensabile perché come D'Ambrosio è uno che non alza mai la voce e si fa trovare pronto, sempre. A Palermo così come contro la Roma, con impegno, professionalità, e soprattutto ottime prestazioni. Felipe Melo è indispensabile perché il gol col Verona sennò chi lo fa? Lo è anche perché uno che prendesse "a pugni" i compagni per tenere altissimo il livello della concentrazione, della grinta e della voglia di andarsi a prendere i 3 punti mancava da tanto. Medel è indispensabile perché...Che ve lo dico a fare? Onnipotente, onnipresente, e che gol che ha fatto a Sczesny! Guarin è indispensabile perché seppure ci fa arrabbiare spesso, quest'anno sta dimostrando una voglia di prendersi l'Inter come mai finora aveva dimostrato, e il povero Mauro Suma ne è una delle tante vittime. Brozovic è indispensabile perché in queste ultime giornate ha fatto capire a tutti il suo valore, prendendosi di prepotenza il ruolo che di fatto di questa Inter è il problema, ovvero il centrocampista che dia qualità e verticalizzi. Kondogbia è indispensabile ora, ma lo sarà ancor di più quando ci farà capire quali sono i 30 milioni di motivi per cui l'Inter ha deciso di puntare su di lui. Perisic è indispensabile come lo era Eto'o quando faceva il terzino. La cosa bella del croato è che non fa solo il terzino, ma fa anche l'esterno di centrocampo e d'attacco. Soprattutto però, fa gol. Ljajic è indispensabile perché se non avesse passato il pallone ad Icardi a Bologna l'Inter avrebbe 2 punti in meno, e il caso Icardi sarebbe diventato più ridondante di quanto in realtà non è, ma lo è anche perchè quando Mancini ha deciso di metterlo in campo ha offerto sacrificio alla squadra e le ha dato tutta la qualità di cui dispone. Biabiany è indispensabile perché quando manca poco e sei in vantaggio 1-0 serve uno che faccia il teletrasporto da una parte all'altra del campo come sa fare lui, soprattutto se ha la palla nei piedi e la allontana dall'area di rigore. Ma lo sarà ancor di più quando sarà al 100%. Jovetic è indispensabile perché lui è il nostro numero 10. È la parte bella di un'Inter "brutta": l'uomo capace di tirar fuori dal suo cilindro i 3 punti quando ormai sembra che non sia più possibile. Catalizzatore di palloni e falli dei difensori avversari e splendido attaccante. Icardi è fondamentale perché lui è il capitano e lo sarà anche quando non giocherà, come contro la Roma. Lui è l'uomo che coi gol dovrà essere capace di portare l'Inter in alto, e uno con la sua personalità non soffre di vertigini a certe latitudini. Lui è indispensabile per l'economia della squadra e per quella della classifica, e checchè se ne dica continuerà ad esserlo. Palacio è indispensabile perché tiene palla, fa a sportellate e lotta. El trenza merita di essere indispensabile anche per tutto ciò che ha fatto per l'Inter prima di quest'anno. Berni, Carrizo, Gnoukouri, Montoya, Manaj, Dodo sono anche loro indispensabili perché senza di loro la vittoria sul Milan al Trofeo Berlusconi e i conseguenti sfottò non avrebbero avuto senso.

Questo è il clero scelto e su cui lavora Roberto Mancini, il prete col ciuffo che non fa distinzione fra chierichetti. L'Inter si è seduta al confessionale, ha chiesto perdono dei suoi peccati del passato e da questi è ripartita. È una squadra che Messa dopo Messa sta volando in alto, talmente in alto che questo discorso ricercatamente mistico, continuando così farebbe urlare al miracolo.

Twitter @FabriJZLongo