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editoriale

Blowing in the wind

L'editoriale sulla sconfitta con il Cagliari e sugli spalti per il "caso" Icardi

Sabine Bertagna

L'Inter di oggi è questa. In campo e anche fuori. Leggera (troppo leggera), caparbia nelle intenzioni, avventata quando si tratta di passare all'azione. Anche se i tempi diventano sbagliati, l'atto di rimediare si trasforma in pasticcio, le parole che cercano spiegazioni sono troppo piene di rabbia. Le azioni, che portano sempre a conseguenze più o meno gravi, si succedono frettolose. Rincorriamo. Le decisioni sagge prese ancronisticamente lo sono un po' meno. Perché ormai il danno è stato fatto. Un danno gigantesco, che deriva da quella deprecabile attitudine che è l'attendere di essere travolti dagli eventi. Il comunicato della Nord arriva di notte, poco prima della partita. Non c'è tempo per fare niente. Mauro prova a postare alcune dichiarazioni che sanno di scuse. La curva e Mauro non sono mai andati d'accordo, l'amore risbocciato del quale parla l'argentino è in realtà una tregua irrequieta. E infatti si vede. Incredibile ma vero. La Curva insulta il suo giocatore durante la partita, lo fischia, qualcuno - dicono - arriva ad esultare per il rigore sbagliato. Follia pura.

E qui apriamo una parentesi. Perché deve essere molto chiaro che tutto ciò che è successo non ha nulla a che vedere con il bene dell'Inter, anzi. All'estero capiscono che sta succedendo qualcosa di grosso a San Siro e un Inter-Cagliari che avrebbe interessato giusto i nerazzurri sparsi nel mondo passa alla ribalta delle cronache. Tutti hanno visto e sentito quello che è successo, alla Curva questo concetto deve essere molto chiaro . Perché la prossima volta che parlerà del bene dell'Inter le si dovrà ricordate che in una apparentemente innocua domenica di ottobre qualcuno ha preso a calci la reputazione dell'Inter. Chiusa parentesi.

Già, quel rigore. Passato sotto traccia quasi l'epilogo fosse già scritto. Icardi quei rigori non li sbaglia. Il clima a San Siro è surreale, certo. Ma una delle incredibili qualità di Icardi è proprio quella di  non sentire la pressione. Lui della pressione se ne fotte. Non oggi. E non solo perché la Curva lo prende di mira e fa di quello scontro da far west l'unica ragione per essere a San Siro. Mauro ha capito che la società la pensa come loro. Zanetti, prima della partita, è molto chiaro. Ausilio, nel post partita, lo sarà ancora di più.

L'Inter, intanto, per chi se lo fosse dimenticato sta giocando una partita. Una partita importante per la sua classifica, importante per le sue ambizioni, per la sua autostima. Una partita che perderà contro un Cagliari sì meritevole, ma non imbattibile. La partita contro la Juventus assume contorni sfuocati, diventa una cartolina sbiadita che presto non avremo più nemmeno voglia di rispolverare. Dei meccanismi perfetti di quella domenica si stenta a vedere traccia. Abbondiamo di rancore, in compenso.

La domenica surreale di Mauro non finisce qui. Ausilio arriva ai microfoni nello stesso stato d'animo di Zanetti. Piuttosto incazzato. Dice cose di Mauro molto pesanti. È colpa sua se a San Siro c'era quel clima. E se è vero che in quel libro ci sono frasi (seppur spiegate e contestualizzate) che nessun ufficio stampa di una società avrebbe fatto pubblicare, è anche vero che nessuno all'Inter - pare- si sia preso la briga, prima della pubblicazione dell'opera, di buttarci un occhio. Mauro ha 23 anni. E non è una critica all'aver scritto un libro, sinceramente in questo paese di non lettori escono libri peggiori. È un ragazzo giovane, qualcuno avrebbe dovuto fargli notare che mettere nero su bianco una frase gradassa di stampo mafioso poteva non essere una buona idea. L'episodio raccontato non è nuovo, ma evidentemente non è mai stato dimenticato. Diventa una domenica improvvisamene stupida. Con il devastante gioco ad alzare il tiro nel regno dei bulli. Uno striscione sotto casa dell'argentino a sottolineare che qui nessuno ha paura. Quando la cosa più evidente è che tutto questo con l'Inter e il calcio c'entra zero.

E la società? Da che parte sta? Perché dire che sta dalla parte dei tifosi non è una risposta semplice oggi. I tifosi normali non la pensano come la curva. I tifosi normali, ieri, hanno fatto sentire il loro affetto a Mauro come forse mai era successo per un giocatore che sbaglia un rigore. Gli applausi coprono i fischi, un moto di orgoglio scuote lo stadio. Anche se proprio allo stadio si presuppone che la gente tifi per la sua squadra. E non contro. La domenica sportiva dei salotti in tv è servita. Quasi non sembra vero di poter non parlare di calcio. Sui social dei giocatori dell'Inter scende un silenzio che non può essere una coincidenza. L'unico giocatore che si presenta ai microfoni nel post partita sottolinea di non voler affrontare l'argomento. La società corre ai ripari e stende un silenzio su una domenica troppo assordante.

Tutto ciò poteva essere evitato? Probabilmente sì. L'Inter ha tutte le ragioni per arrabbiarsi se esce un libro del suo giocatore più importante che dice cose lesive della sua immagine. Ma lo deve fare prima che il libro sia già uscito. Non leggerlo è una cosa sciocca. Mauro ha interpretato, in totale coerenza con il suo essere un po' tamarro, i temi che voleva raccontare. Fa tante cose che ragazzi di 23 anni non si sognerebbero di fare neanche a 40. Ma è un ragazzo, figlio dei tempi della condivisione estrema sui social. Un ragazzo di 23 anni che può essere fuori luogo, ingenuo, arrogante come lo si può essere a quell'età. In curva ha trovato pane per i suoi denti. L'unica speranza è che finito il duello da far west si torni alle cose importanti. Che non sono il libro di Icardi o l'animo offeso della curva ma la nostra sciagurata classifica. Sarebbe bello che qualcuno si scusasse anche per quella. E come direbbe uno che di libri non ne ha scritti, ma ha vinto un Nobel per la letteratura: " The answer my friend is blowing in the wind..."

Twitter @SBertagna