editoriale

CHAMPIONS ANNO ZERO

Pronti, via. Si riparte da Kiev. Da quegli ultimi quattro minuti di lucida e allo stesso tempo sragionata follia nerazzurra. Rabbiosa e indomita. Dalla rete del Principe, arrivata dopo un assedio calcolato e stregato dell’Inter intorno alla...

Sabine Bertagna

Pronti, via. Si riparte da Kiev. Da quegli ultimi quattro minuti di lucida e allo stesso tempo sragionata follia nerazzurra. Rabbiosa e indomita. Dalla rete del Principe, arrivata dopo un assedio calcolato e stregato dell’Inter intorno alla porta ucraina. Dalla zampata di Sneijder, che si dimentica dell’infortunio e imposta minuto dopo minuto la demolizione della Dinamo Kiev. Dall’ennesimo salvataggio di Lucio, monumentale, che impedisce a Sheva di riprendere il discorso di una partita destinata a finire nella leggenda. Dai movimenti di SuperMario e dalle sue accelerazioni improvvise quanto imprendibili (deliziose!). Dai tifosi nerazzurri assiepati sugli spalti e incuranti del gelo e dei bacilli: al limite dell’eroico. Dalla corsa lunga cinquanta metri di Josè verso Julio Cesar, quando la delusione si era finalmente sciolta anche se il termometro gridava una situazione di sotto zero e l’euforia era pura voglia di urlare contro il cielo. Mourinho nel dopogara si presenta con la solita espressione contenuta, ma la sua mente macina già pensieri europei e la vittoria di ieri sera, ne è consapevole, è un punto di partenza, non un traguardo. L’Inter che vogliamo riparte da tutti questi elementi, una giostra di emozioni e dettagli che vorremmo replicare per allargare i confini ed affermare: in Europa ci siamo anche noi. E qui il tecnico portoghese apre uno spiraglio, che considerato il personaggio è una voragine. E’ un portoghese, ma allena nel campionato italiano e quindi esige la solidarietà nazionale. Non fa una piega. Tende una mano alla stampa “nemica” e aggiunge che in campionato non tiferebbe mai Juventus o Milan. Ma in Europa sì. Tradotto: che gli altri facciano altrettanto! Una lezione agli italiani su come fare gruppo e lavorare per un’idea di calcio comune. Un vero e proprio tocco di stile. Spiazzante e visionario come solo il Mou-pensiero sa essere. C’è un messaggio anche per i tifosi nerazzurri. Josè, come già altre volte aveva fatto, li chiama alla sua corte, a seguire il suo operato. Primo appuntamento domenica sera contro la Roma (eh sì, ritorniamo al campionato) e poi a dicembre contro il Rubin Kazan, gara probabilmente decisiva. Speriamo che chi di dovere accolga entrambi gli inviti. Per un Meazza tutto esaurito e dei colori giusti. In fondo potrebbe essere tempo di svolte. Champions, Anno Zero. Si riparte da qui.