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editoriale

EDITORIALE – Inter, con Spalletti e Baccin grande cambio di passo. Lodevoli le scelte di Ausilio

La preparazione e la tenacia di Spalletti ma non solo. All'Inter qualcosa sembra essere cambiato in consapevolezza

Francesco Parrone

Record di punti storico dopo la vittoria sull'Hellas, imbattibilità che dura dallo scorso luglio e secondo posto in classifica. Il ruolino di marcia dell'Inter, in questa prima metà di campionato è decisamente da incorniciare. Merito del tecnico certo, ma anche merito di chi Spalletti lo ha scelto per il dopo Pioli. Una decisione presa già alla fine della scorsa primavera, quando Piero Ausilio, avvalorato da Suninge dall'allora neo arrivato Walter Sabatini, contattò il toscano per offrirgli la panchina dell'Inter bisognosa, per forza di cose, di rinascere e tornare ad alti livelli.

Fu proprio il direttore sportivo nerazzurro a spingere fortemente per Spalletti. Lo stesso dirigente che viene ancora spesso criticato da tifosi 'nostalgici' e da alcuni addetti ai lavori. Dimenticando forse, che Ausilio vive il mondo Inter da 20 anni. Un mondo che conosce come le sue tasche e di cui non può farne più a meno; anche nei momenti di difficoltà, quando i nerazzurri perdevano amaramente a Crotone, lui è stato il dirigente a metterci la faccia, sempre in prima linea, predicando la giusta fiducia per il futuro.

Dopo il capolavoro fatto con Spalletti, la ciliegina posta sulla torta nerazzurra dal d.s è stata quella di portare Dario Baccin a Milano, strappandolo al Palermo e ad altri club che gli facevano da tempo una corte serrata. L'ex rosanero, diventato subito grande uomo di fiducia, ha esperienza da calciatore e dirigente, nonché una visione del calcio a 360° che gli ha permesso di dare prestigio e concretezza alle società per le quali ha lavorato in passato.

La mano del duo Ausilio-Baccin, si è vista fin dal primo minuto; una coppia affiatata che lavora fianco a fianco e che si compensa a vicenda. Baccin, infatti, ha permesso ad Ausilio di avere completezza nel settore giovanile ( i risultati con la Primavera ne sono un esempio) e maggiore visione sullo scouting, ma non solo. In estate, i due dirigenti sono stati impegnati anche nel piazzamento di circa 40 giocatori in esubero che dovevano trovare una sistemazione altrove. E poi, nonostante le critiche, un mercato in entrata che rispetto al 2016 è stato oculatissimo ma nello stesso tempo sorprendente per risultati e numeri. Una missione decisamente compiuta con i massimi voti, che ha permesso alle casse societarie di beneficiarne come non si vedeva concretamente da circa 7-8 anni.

Le prese di posizione di proprietà e dirigenza, dimostrano dunque che alle fondamenta c'è una società sana. I diversi cambi di asset degli ultimi anni, non hanno destabilizzato l'ambiente nerazzurro che al contrario, è riuscito a rispettare gli accordi stipulati con l'UEFA. Studio, strategia e pragmatismo che a tutti gli interisti può ricordare l'anno del Triplete, quando sulla panchina nerazzurra c'era un uomo che di questa virtù ne ha fatto il suo cavallo di battaglia.

Certo, è ancora presto per parlare di una nuova 'Era vincente' come quella marchiata a fuoco da Mourinho nella storia del club. Sarebbe da immaturi farlo già adesso, lo scorso anno di questi tempi l'Inter aveva quasi compromesso i sogni Champions, per poi perdersi definitivamente nel girone di ritorno.

Ad oggi vale la regola che non tutti i mali vengono per nuocere. L'Inter è tornata a far paura alle avversarie, dimostra compattezza e un ambiente sano dove si lavora al massimo per raggiungere gli obiettivi. Giorno dopo giorno, senza tregua. Come il monito forgiato dal comandante Spalletti e sognato da tutti in questi anni di cocenti delusioni.

L'Inter è pronta a rinascere dalle proprie ceneri, il Chievo è la prossima tappa da conquistare per poi dedicare anima e corpo alla battaglia dell'Allianz Stadium contro la Juventus. Una sfida che ha il sapore di cartina tornasole per il prosieguo della stagione e dalla quale i nerazzurri, in caso di risultato positivo, ci guadagnerebbero in consapevolezza e identità. Decisamente quello che serve per riprendersi un ruolo da assoluta protagonista in Italia ed Europa.

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