editoriale

Lo spettacolo siete voi

Sì, proprio voi. Voi che ad ogni vittoria dell’Inter vi affrettate ad aggiungere postille ed asterischi ogni volta più fantasiosi. Perché l’Inter ha vinto, ma ha vinto uno a zero. Perché l’Inter ha vinto, ma è brutta e...

Sabine Bertagna

Sì, proprio voi. Voi che ad ogni vittoria dell'Inter vi affrettate ad aggiungere postille ed asterischi ogni volta più fantasiosi. Perché l'Inter ha vinto, ma ha vinto uno a zero. Perché l'Inter ha vinto, ma è brutta e fortunata. Perché l'Inter ha battuto il Frosinone per 4 a 0, ma dov'è lo spettacolo? Il fischio dell'arbitro non era ancora scemato che già le discussioni televisive proliferavano in una direzione ben precisa. Prendere atto di una classifica instillando dei dubbi sulla sua autenticità. In fondo, lo comprendiamo. Se ci avessero detto che l'Inter quest'anno, nonostante la chiara rivoluzione in atto, sarebbe partita così bene e a fine novembre si sarebbe accomodata sola in cima alla classifica, avremmo liquidato l'interlocutore di turno con una risata cortese ma canzonatoria. Non ci credevamo noi, possiamo capire che stentiate a farlo voi.

Ma quello che non è chiaro è che cosa esattamente ci si aspettasse dall'Inter quest'anno. Cioè, voi che cosa vi aspettavate di preciso? Di certo non che fosse prima, o che avesse una difesa blindata o ancora che vincesse senza rischiare troppo. Eppure l'Inter è e fa tutte queste cose, ma il pubblico esigente mormora in sala. Non è ancora soddisfatto. A Sky il grosso interrogativo riguardava il continuo cambio di moduli e interpreti. Prima o poi Mancini dovrà eleggerne uno e proseguire con quello, come è possibile che vinca pur continuando a cambiare sistema di gioco? Sousa e Sarri non cambiano. Mancini a questi dubbi ha risposto con ironia: "Se ne scelgo uno poi di che cosa parlerete?"

Poi stamattina abbiamo letto qui e là altre conferme alla "strana" classifica dell'Inter. Scrive Schianchi: "La squadra di Mancini vince, si gode il primo posto in classifica, ma lo fa non concedendo nulla allo spettacolo. Ci si può esaltare per una volata o per un cross di Biabiany, si possono sgranare gli occhi di fronte ad un duetto Jovetic-Ljajic, però bisogna ammettere che si tratta di giocate estemporanee, figlie più delle circostanze che di un preciso progetto tattico." Insomma l'Inter vince ma qui è pieno di ombre. Certo, se l'obiettivo era che l'Inter quest'anno giocasse un calcio champagne in stile Barcellona allora non ci siamo proprio. Ma forse l'obiettivo, dopo stagioni veramente tristi, non era quello di elevare il movimento del calcio italiano ma di rimettersi semplicemente in carreggiata. Di ricominciare ad annusare il profumo delle vittorie che, si sa, portano fiducia e se non è proprio tutto campato in aria, altre vittorie. 

Il primato dell'Inter in classifica durerà? Difficile pensarlo, anche se non possiamo escluderlo (ci piacerebbe, eccome se ci piacerebbe). Ma ci convince più di tutto lo scetticismo di Mancini che non sfrutta una situazione momentanea per prendersi dei meriti (e di meriti  suoi in questa Inter ce ne sono a bizzeffe). L'obiettivo primario è sempre quello di centrare la Champions League. A questo proposito essere primi in classifica rappresenta un vantaggio non indifferente. Anche in previsione di eventuali momenti di crisi. Portiamo fieno in cascina e poi si vedrà.

Intanto l'Inter produce un calcio che non piace praticamente a nessuno, figuriamoci se poteva essere di gradimento di Arrigo Sacchi. "L'Inter è la dimostrazione di un calcio antico, rivisitato da una persona con idee chiare. In certe nazioni questo tipo di calcio non sarebbe apprezzato. Ma va bene in un Paese come l'Italia, dove la vittoria è tutto". Dall'Inter ci si aspetta sempre il massimo, l'asticella si alza man mano che si raggiungono gli obiettivi prefissati. E' un continuo gioco al rialzo, dal quale difficilmente, viste le regole, l'Inter potrà uscire vincitrice. Non importa, continuate a mettere postille ed asterischi perché questo ci aiuterà a non abbassare la guardia. L'Inter deve migliorare sotto molti aspetti e continuare a lavorare. I segnali positivi vanno interpretati come stimolo a non mollare di un centimetro la rivoluzione intrapresa. Senza mai voltarci indietro. Se non per una cosa. Guardarvi quando vinciamo. Osservarvi tessere nuove ragnatele piene di dubbi sui punti che stiamo portando a casa. Vedervi aggrottare le sopracciglia con quell'aria di rimprovero. Perché lo spettacolo siete voi. E noi non vogliamo perdercelo. Per nessuna ragione al mondo.

Twitter @Sbertagna