editoriale

MOGGI-JUVE: NOSTALGIA DEI VECCHI TEMPI O RITORNO IN VISTA?

La rete è un’invenzione fantasticamente democratica. Tutti trovano un angolino dal quale esprimere un’opinione o sputare un’invettiva. Tutti, nessuno escluso. Luciano Moggi fa parte dei tutti. Ieri, nella giornata di festa dedicata dai più...

Sabine Bertagna

La rete è un’invenzione fantasticamente democratica. Tutti trovano un angolino dal quale esprimere un’opinione o sputare un’invettiva. Tutti, nessuno escluso. Luciano Moggi fa parte dei tutti. Ieri, nella giornata di festa dedicata dai più all’assalto dei mercatini natalizi, Lucianone è stato assalito da una sensazione malinconica, quasi fastidiosa. Lo intuiamo leggendo il suo blog, nel quale riflette sulla perdita della Vecchia Signora del glamour da cattiva. Una zebra sbiadita. “Diciamolo, la Vecchia Signora non ha più tanto fascino. Una volta eravamo i padroni del mondo. Giravamo con l’aura e pure la scorta. E qualunque fosse il giro che facevamo erano gli altri a inseguirci.” E in effetti come dimenticare le partite contro la Juve, le più sentite di sempre, con il rischio scontri più alto tra le tifoserie avversarie, condite con un berciare di accuse vomitate sugli spalti, dopo anni di ruberie più o meno eleganti? Se a Lucianone è il clima teso a mancare, poteva semplicemente recarsi all’Olimpico sabato sera per il derby d’Italia e avrebbe avuto pane per i suoi denti. In questo non è cambiato proprio nulla, anzi. Avrebbe anche raccolto numerosi consensi, perché si sa, come ha vinto lui, nessuno mai è più riuscito. I tifosi bianconeri hanno nostalgia della Triade e Moggi ha nostalgia del mondo che aveva creato: un nuovo matrimonio in arrivo? “Ricordo certe trasferte in tribune altrui della Triade. Mamma che bello! I bodyguard. I cori contro. I pugni chiusi. Erano gli altri a saltellare e i nostri a non morire mai (finezza stilistica). Che battaglie! E ora a guidare il blasone bianconero chi è rimasto? Un presidente che viene dall’ippica e che della vecchia dirigenza ha solo l’arroganza, un allenatore alle prime armi e un direttore sportivo che deve giustificare una campagna acquisti sul campo, per ora, piuttosto fallimentare. Meno male che c’è Tuttosport, che nel bene o nel male qualcosa di positivo nella Juve lo trova. Dopo la vittoria contro i nerazzurri i toni erano quelli giusti. Via i profili bassi e largo ai festeggiamenti! Un tifoso serio dopo quella partita avrebbe festeggiato ben poco, consapevole dei limiti e delle potenzialità realmente sfoggiate. Quegli stessi limiti e quello stesso gioco messi in mostra ieri sera contro il Bayern, che al contrario dell’Inter ha saputo farne ciò che era giusto fare: una passeggiata con goleada. Immediata la contestazione dei tifosi juventini, che tra un Se saltelli, muore Balotelli hanno trovato il fiato anche per insultare i propri di giocatori (questi evidentemente per altri motivi), con una particolare attenzione per i nuovi arrivati, Diego e Felipe Melo. Oggi, disfatta alla mano, è facile parlare di crisi Juve. Il mondo che nostalgicamente Lucianone brama è il suo vecchio regno, con le sue regole e con i suoi membri. Per il mondo del calcio cambierebbe solo la capolista in classifica e la Vecchia Signora tornerebbe a schiacciare tutto e tutti con il peso della sua importanza. Non importa a quali costi. In Italia conta solo il risultato. Ma se in Europa il fallo di Caceres su Olic è un inderogabile fallo da rigore, quello identico di Caceres su Milito è semplicemente un episodio dubbio. Stupido attaccarsi agli episodi, da imbecilli far finta che non abbiano un peso sull’economia di una partita. “Un giorno noi si era il mondo, oggi il resto del mondo.” tuona come un re senza corona Moggi. Ma il resto del mondo, di quei tempi, non ha per nulla nostalgia…