editoriale

PROVE TECNICHE DI MATURITA’

Un esame? Si, no, forse. La smania di strafare prenderà il sopravvento sulla pragmaticità che l’evento richiede? Il timore suscitato dal dover affrontare i primi della classe e il degno erede dei grandi della storia (Messi) tarperà le deboli...

Daniele Vitiello

Un esame? Si, no, forse. La smania di strafare prenderà il sopravvento sulla pragmaticità che l’evento richiede? Il timore suscitato dal dover affrontare i primi della classe e il degno erede dei grandi della storia (Messi) tarperà le deboli certezze europee neroazzurre, come già in passato si ha avuto il modo di osservare? Indipendentemente da questi dubbi, le cui risposte non tarderanno ad arrivare, il menù recita un mix imperdibile di storie che si intrecciano, di emozioni, di paure ma anche, fortissimamente, di speranze: semplicemente una notte di Champions League che tutti i supporter delle Beneamata sognano che possa colorarsi con quelli poetici e maledetti del cielo e della notte. La curiosità di trovarsi di fronte al punto di svolta non fa altro che rendere la vigilia ancora più intensa e insopportabile. I migliori contro l’aspirante che studia per prenderne il posto. Intorno a queste premesse un tourbillon di emozioni che si mescolano, con Eto’o e Ibrahimovic che a pochi mesi di distanza, incrociano il loro più recente e vincente passato. Piccolo inciso: un plauso va rivolto alla curva Nord che con un comunicato ha annunciato che tratterà con indifferenza il ritorno dell’ex idolo, profondamente amato. Niente fischi e niente applausi, un’indiscutibile prova di maturità. La carica di adrenalina, miscelata all’altissimo tasso tecnico e atletico delle due compagini rappresentano gli elementi incontrovertibili per ammirare una partita così ricca di significati. Al di là del valore indiscutibile dei campioni blaugrana, la squadra di Mourinho, che per l'occasione dovrà vestirsi da fine psicologo, sarà chiamata a dissipare dubbi e delusioni di questi ultimi anni. Un appuntamento, tanto atteso, che potrebbe mutare considerevolmente la storia nerazzurra, non tanto per il conseguimento di un risultato positivo (comunque importante ma non fondamentale), quanto per la consapevolezza a livello mentale che una prestazione sopra le righe potrebbe infondere in tutto l’ambiente nerazzurro. Il tanto agognato aspetto psicologico che troppe volte è venuto meno nelle sfide europee (vedi Villarreal, Valencia, Liverpool e Manchester tanto per rimanere alla più stretta attualità). L’ultima campagna acquisti e l’assetto tattico impartito dal tecnico lusitano sono la testimonianza più evidente per l’attenzione rivolta verso quell’obiettivo che ormai occupa i pensieri della stragrande maggioranza dell’universo nerazzurro, dai giovani, desiderosi di assaporare certe nuove emozioni, ai più attempati, ancora inebriati, nonostante l’incedere ineluttabile del tempo, dalle gesta euro-mondiali della “Grande Inter” di Angelo Moratti. Perso il fuoriclasse indiscusso, ma al tempo stesso accentratore di vizi e virtù collettivi, l’Inter 2009/2010 sta cambiando il vestito passando da un casual, comodo e buono per quasi tutte le evenienze, al più impegnativo smoking da sfoggiare nelle grandi occasioni. Al di là del sommo giudice, rappresentato dal risultato, che innegabilmente condizionerà giudizi e considerazioni, il processo avviato sembra essere assorbito abbastanza celermente dalla squadra: l’armoniosità del collettivo comincia a prendere il sopravvento sull’estemporaneità della singola giocata, e la disponibilità mostrata da Eto’o e Milito, in tal senso, sembra rappresentare la risposta più immediata e producente. Per i “naviganti” di San Siro un unico “obbligo” richiesto per l'occasione: immedesimarsi con la squadra e trascinarla al di là dell’impervio ostacolo, nulla di trascendentale quando si ama. D’altronde al cospetto di una squadra che non ha bisogno di presentazioni essendo al tempo stesso campione di Spagna, campione d’Europa e prossima a salire sul tetto del Mondo, appare una legittima quanto innocente richiesta. Possibilmente a testa alta, magari lasciandosi trasportare dal "rumore degli amici", consapevoli che l’insicurezza genera paura, un sentimento non contemplato per chi vuole riscrivere la storia.