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Garlando: “Mancini, rischio non ha pagato. Ma è stato giusto e c’è un motivo”

L’editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, prova ad interprestare le scelte tattiche di Mancini con la gara della Lazio ed analizza la situazione di classifica dei nerazzurri: “Tre squadre allineate come i Re Magi davanti alla...

Riccardo Fusato

L’editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, prova ad interprestare le scelte tattiche di Mancini con la gara della Lazio ed analizza la situazione di classifica dei nerazzurri: “Tre squadre allineate come i Re Magi davanti alla capanna: questo il verdetto di Natale per il terzo posto. Napoli, Lazio e Sampdoria coprono le spalle di Juve e Roma. In verità, la Lazio dello straripante Felipe Anderson ci ha provato a passare le Feste in beata solitudine, ma l’Inter ha rimontato il doppio svantaggio e ha sigillato la rimonta di San Siro con il ritrovato Palacio: miglior regalo non poteva farsi.

La formazione iniziale di Mancini è parsa imprevedibile come i suoi antichi colpi di tacco. Hai trovato un buon assetto a Verona col rombo, perché cambiare? Perché una mediana senza incontristi contro una delle squadre che riparte meglio? Perché un 4-3-3 con Nagatomo o Dodò esterni alti, che a ricevere palla spalle alla porta, e non sulla corsa, si perdono? Il 2-0 del primo tempo certifica l’alto margine di rischio dell’esperimento.

Ma non è tutto così assurdo come sembra. C’è una logica, forse temeraria, di sicuro coraggiosa e ambiziosa (noi diciamo giusta): preparare un gioco, in attesa dei giocatori. Il Mancio ha schierato l’Inter come se avesse già i due esterni offensivi chiesti pubblicamente il giorno prima e non due terzini come Dodò e Nagatomo; come se avesse già un regista di fosforo e tackle davanti alla difesa e non solo quell’anima lenta di Kuzmanovic. Ha chiesto alla difesa di restare molto alta e di difendere avanzando, anche a rischio di farsi infilare come sul 2-0.

Il Mancio sta sradicando le paure e le abitudini di Mazzarri, sta buttando in acqua la squadra per insegnarle a nuotare, la sta scaraventando avanti per impedirle di scappare indietro e per costringerla ad attaccare con personalità, anche a costo di rischiare grosso. Sta lavorando alla mentalità più che alla classifica; sta già allenando la prossima Inter, quella che sarà sua, con giocatori suoi.

E infatti anche ieri, al di là dei problemi di equilibrio, medicati nelle ripresa col rombo di Medel, l’Inter ha dimostrato un’intensità di gioco, un possesso e una ricerca della porta che prima non aveva e che ha fruttato il 2-2 in rimonta. Mancio punta il dito alla luna e non si ferma all’unghia: guarda all’Inter che verrà. Per ora s’intravvede la filosofia di gioco, prima o poi arriveranno i giocatori adatti.”