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Eder è lo specchio della nuova Inter: gioca poco ma è felice. Il nazionale azzurro…

Una delle svolte, in casa Inter,per merito soprattutto di Pioli, è stata sicuramente quella di coinvolgere tutti i giocatori della rosa

Riccardo Fusato

Una delle svolte, in casa Inter, per merito soprattutto di Pioli, è stata sicuramente quella di coinvolgere tutti i giocatori della rosa, a maggior ragione quelli impegnati di meno. Il caso più eclatante è quello di Eder che nelle gerarchie parte alle spalle di Icardi, Perisic, Candreva, Joao Mario e Banega. Il nazionale si sta trasformando in una specie di dodicesimo uomo che Pioli utilizza per dare più sostanza intorno a Mauro Icardi. Memorizzata la nuova posizione dentro il gruppo, è iniziato l’ambientamento. Eder è arrivato a gennaio del 2016 dalla Sampdoria con il compito di portare gol all’attacco nerazzurro asfittico. E qualche gol lo ha portato. Non decisivi però. Perché l’unica partita che l’Inter ha vinto grazie alle sue reti è stata quella più ininfluente, contro lo Sparta Praga in Europa League.

Ma Eder non sembra sentire il peso di questo dato.  D’altronde il muso lungo che lo ha accompagnato dopo i primi due mesi di Inter sembra un ricordo. Adesso è concorde nel pensare che lui possa tornare utile per aumentare il peso offensivo nerazzurro dell’Inter quando serve. Sentirsi «alleggerito» dalla responsabilità di segnare il gol-vittoria può averlo aiutato. Perché comunque Eder non segna gol banali. Contro il Chievo ha impermeabilizzato una possibile rinascita veneta nel finale, a Bergamo contro l’Atalanta, il 23 ottobre scorso, aveva dato fiducia alla squadra di Frank de Boer che poi alla fine perse 2-1 e contro lo Sparta Praga ha portato la vittoria del morale, la prima dell’attuale striscia di Pioli. La prima dei successi consecutivi che hanno fatto svoltare la stagione dell’Inter.

(Gazzetta dello Sport)

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