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Inter: il miracolo di Pioli. Media scudetto e solidità difensiva. Il rimpianto…

Non vincerà lo scudetto, ne tanto meno il Triplete, ma Stefano Pioli ha una media punti superiore a quella dell’Inter allenata da José Mourinho

Riccardo Fusato

Non vincerà lo scudetto, ne tanto meno il Triplete, ma Stefano Pioli ha una media punti superiore a quella dell’Inter allenata da José Mourinho, dato che - dopo 13 partite di campionato con lui in panchina - inizia ad avere consistenza. Le due Inter, è bene chiarirlo, non sono comparabili. Questo però gioca a favore dell’ex allenatore della Lazio, capace di dare solidità alla squadra e a imprimere al suo rendimento un ritmo a cui l’Inter non marciava da anni. Leonardo - stagione 2010-11 - è l’unico a tenergli testa nel breve periodo (53 punti in 23 partite) però quella era un’Inter figlia del Triplete dove i big - fatta eccezione per Mario Balotelli - erano stati blindati e in cui Moratti aveva inserito, a metà stagione, Ranocchia, Pazzini, Nagatomo e Kharja, tutti considerati (ai tempi) ottimi acquisti. A Bologna l’Inter non ha giocato una buona partita. Però l’ha vinta. Anche questo è un segnale. Ci fosse stato Icardi anziché Palacio su quel pallone sciupato nel primo tempo dal Trenza a porta vuota, probabilmente la storia della partita sarebbe stata molto diversa. Però, soprattutto nelle difficoltà, si percepisce la bontà di un progetto tecnico e quello di Pioli - domenica si è rivisto un 4-2-3-1 doc - ha solide basi. Merito di un organico che, per qualità e profondità, non ha nulla da invidiare alle rivali della Juventus (A Palermo e Bologna i gol vittoria sono arrivati dalla panchina, mentre Eder - sempre da subentrante- ha completato il tris con Chievo e Pescara). Quello di sottostimare il valore della rosa messagli a disposizione dal club è stato l’errore più grande di Roberto Mancini, peccato originale da cui sono nati tutti i problemi. Perché l’allenatore pensava che Erick Thohir e l’allora Ceo Bolingbroke fossero più attenti al fair play Uefa che a rinforzare la squadra vista la decisione di stoppare l’acquisto di Yaya Touré, mentre aveva definito Joao Mario un doppione di Brozovic e bollato la squadra come da quarto-quinto posto. I cinesi, nonostante tutto, gli avevano messo sul piatto un ricchissimo rinnovo contrattuale, legandolo però a molte clausole capestro tra cui quella di non avere peso sulle decisioni del club in materia di mercato: qualora il Mancio avesse accettato, oggi forse sarebbe l’Inter l’anti-Juve. Invece la decisione di scegliere l’erede del tecnico è stata affidata a Erick Thohir che, forte della suggestione - che mai l’ha abbandonato dai tempi in cui dovette digerire Mazzarri - di riprodurre il modello Ajax a Milano, avrebbe puntato su Frank De Boer. Tutti sanno com’è finita e il perché una squadra che ha vinto 9 delle ultime 10 partite sia ancora costretta a guardare la zona Champions col binocolo.

(Tuttosport)

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