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Leonardo: “Inter? A Moratti dissi ‘non scherziamo’, fu meraviglioso. Addio? Andò così”

L'ex giocatore e allenatore dell'Inter, Leonardo, intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato della sua ex squadra e del nuovo acquisto Gagliardini

Riccardo Fusato

L'ex giocatore e allenatore dell'Inter, Leonardo, intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato della sua ex squadra e del nuovo acquisto Gagliardini: "Come è stata l’esperienza da allenatore? E’ nata quasi per caso, o per intuizione di Galliani. Ero dirigente al Milan, dopo aver smesso di giocare e a un certo punto emerse il bisogno della società di cambiare. Carlo Ancelotti aveva già fatto tutto, un ciclo più che vincente, era venuto però il momento di ricostruire e pensarono di prendere una persona di casa per gestire la squadra, in un momento di transizione. Galliani mi ha parlato più di una volta e io ho rifiutato più di una volta. Ma sono molto contento di non aver detto di no, alla fine. Vivere il campo da allenatore è veramente affascinante, lo dividi con ragazzi che hanno meno età di te, che stanno vivendo quello che tu hai vissuto. Ogni tre giorni una storia diversa, ogni tre giorni devi gestire sentimenti, idee, partite che appassionano ed emozionano milioni di persone. E’ affascinante, veramente"

INTER -"La prima cosa che ho fatto, quando Moratti mi ha chiamato, è stato avvertire Galliani, persona alla quale sono molto legato. Lavorare con lui è stata un’università del calcio, ho imparato tanto e mi ha dato la possibilità di collaborare con lui e dopo di diventare allenatore. Ci sono tante cose per le quali sono grato al Milan. Per quello sono rimasto quattordici anni. E’ stata una cosa molto legata a Moratti, il passaggio all’Inter. Moratti è una persona che stimo e conosco da tanti anni, da quando io giocavo al Milan. Dopo sei mesi che ero andato via dai rossoneri si aprì anche all’Inter il bisogno di cambiare. E pensarono a me. Mi arrivò questa chiamata. Io dissi a Moratti “Presidente, non scherziamo”. Ma a Massimo Moratti e alla sua famiglia non potevo dire di no. E’ stata poi una esperienza meravigliosa"

L'ADDIO - "Poi perché è andato via? Come fai a dire di no? dopo sei mesi arriva una persona giovane, in gamba, che ti invita nel suo Paese, in un altro continente. Anche in questo caso difficile dire di no. Informai Moratti, ha saputo passo per passo quello che stava succedendo. Io arrivo là e lo sceicco mi dice “Guarda che io sono innamorato di Parigi, innamorato del calcio, vorrei fare del Paris Saint Germain un squadra tra le prime cinque del mondo”. E mi dice “Qua c’è l’organigramma e tu scegli dove vuoi stare”. Io ero l’allenatore in quel momento, quindi lui poteva pensare anche che volessi quel ruolo. Ma c’era bisogno di una persona che facesse tutto. Non che andasse in campo, altrimenti bisognava trovarne un’altra per fare tutto il resto. Mi propone questa cosa, io dico di no. Poi torno a Milano, incontro il presidente Moratti, che mi dice “Leo hai perso un’opportunità unica, una cosa meravigliosa: hai fatto il dirigente, l’allenatore, ora ti propongono questo incarico. Ragiona bene, ragiona per te. Sappi che io non mi arrabbierò mai con te. Ho cambiato tanti allenatori, capisco la situazione”. E’ stata una decisione difficile da prendere, ma la benedizione del presidente mi ha liberato dai sensi di colpa"

TORNARE AD ALLENARE - "E’ un momento particolare. Ho corso tanto, fino ad oggi, e ho avuto la fortuna di avere tre figli in questo periodo. Però la verità è che il calcio è stata la cosa più importante dei miei giorni. E’ brutto dirlo, ma è stato così. Per la frenesia del nostro mondo e per la cultura che abbiamo, io ho cominciato a quattordici anni fino ai quarantatré, vivendo così. Io per esempio non ero presente quando è nato il mio primo figlio e quando è nata la mia seconda. Nel primo caso ero ai mondiali, nel secondo ero in Giappone, lei ha anticipato di dieci giorni e non ho fatto in tempo ad arrivare. Perché il calcio era quello, tutta la vita. Ma ora sono un uomo diverso. Ho vissuto e l’esperienza non mi è passata addosso come una pioggia. E’ cambiato tutto, molto. Bere un bicchiere di vino a ventiquattro anni non è come berlo a quarantaquattro. Oggi sto godendo la mia nuova famiglia, mia moglie, i miei figli. Per loro ho lasciato Parigi e sono tornato a Milano. Non posso negare che mi viene voglia di produrre, di fare e non posso neanche negare che mi sento in grado di fare"

GAGLIARDINI - "Gagliardini mi ha fatto veramente una grande impressione. E’ passato dall’Atalanta all’Inter come se niente fosse e mi è piaciuto molto come personalità, come stile, come modo di giocare"

(Corriere dello Sport)

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