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Mancini: “Inter, un errore non prendere Dybala. La squadra era in costruzione, Moratti…”

Le parole dell'ex allenatore dell'Inter ai microfoni di Sky Sport

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Sky Sport per 'I Signori del Calcio', l'ex allenatore dell'Inter Roberto Mancini ha ripercorso la sua carriera, soffermandosi anche sulle sue due esperienze in nerazzurro.

DA GIOCATORE - Se fossi ancora giocatore, avrei girato il mondo. Ho avuto la fortuna di crescere al Bologna e di vivere 15 anni straordinari alla Sampdoria, che era la mia famiglia, e di giocare nel miglior calcio del mondo all'epoca. Oggi avrei girato sicuramente: girare il mondo, conoscere altre culture ti migliora.

NAZIONALE - Quando uno è all'estero sente sempre la mancanza del suo paese. A volte critichiamo l'Italia, anche a ragione. Poi quando ti trovi lontano e vedi giocare la Nazionale, torni con la mente agli anni settanta, a quando eravamo dei ragazzi. Ti riallacci al passato ed è sempre una grande emozione. Allenare un giorno l'Italia sarebbe un qualcosa di straordinario. Ora però ho un contratto con lo Zenit dove dobbiamo cercare di fare il meglio possibile e di vincere.

INTER - L'Inter era una squadra che si stava costruendo da anni, non è riuscita a vincere neanche con Ronaldo, il miglior giocatore che è passato all'Inter. Il merito va in gran parte a Moratti: è lui che ha investito e costruito questa squadra con giocatori importanti. Abbiamo lavorato bene e ci siamo riusciti, è sicuramente un bellissimo ricordo. Dybala? Quando sono tornato all'Inter avevamo la possibilità, ma non l'abbiamo preso. E' stato un grande errore, Dybala all'epoca si vedeva fosse un giocatore dalle qualità incredibili, era solo questione di tempo. Fu un errore non prenderlo, c'era la possibilità.

MANCHESTER CITY E PREMIER LEAGUE - Il City è diverso, era una squadra che non aveva mai vinto: i primi mesi non sono stati facili, ma siamo riusciti a prendere giocatori fortissimi che nessuno prendeva, come David Silva, Yaya Touré, Aguero. Al City è stato bello perché abbiamo costruito dal niente e in un anno e mezzo siamo diventati una delle squadre migliori della Premier League. Non ho mai trovato grossi problemi, mi sono trovato bene ovunque: in Inghilterra, benissimo in Turchia e qui in Russia. Mi piacerebbe fare esperienze in altri campionati, ma la Premier League è il campionato più bello. Ci tornerei, andrei in una squadra che non vince da tempo. E' un bel campionato, i giocatori danno tutto, sia in partita che in allenamento, gli stadi sono sempre pieni: c'è pubblico ed entusiasmo dovunque e sempre.

IL CALCIO ITALIANO - Io ho vissuto i momenti più belli del calcio italiano. In questi anno sono state fatte cose sbagliate, bisogna migliorare e credo ce la si possa fare: il calcio è importante nella vita dei tifosi. Non so se può essere come prima, però se si lavora bene penso si possa riportare la Serie A ad ottimi livelli: non può essere dietro al campionato francese o spagnolo. Gli stadi e i campi da gioco: se gli stadi sono belli, la gente ci viene, se non sono belli, non ci va.

LA SAMPDORIA - E' stata la mia vita, non voglio tornare a fare danni (ride, ndr). Dopo essere stato, insieme ai compagni, al presidente e ai dirigenti, artefice di un pezzo di storia, è meglio non tornare a fare danni. Se un giorno ci saranno componenti per fare qualcosa di speciale, probabilmente tornerei.

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