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Mazzola: “Mi piace Mancini ct, da giocatore lo volevo all’Inter. Cambiasso, Cordoba…”

L'ex leggenda nerazzurra, in un'intervista concessa ad AS, ha affrontato diversi temi

Gianni Pampinella

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Il calcio italiano, Mancini ct, Cambiasso e Cordoba. Sono tanti i temi affrontati da Sandro Mazzola in un'intervista concessa ad AS. L'ex leggenda nerazzurra ricorda anche il suo esordio con la maglia della Nazionale e racconta qual era la forza di Helenio Herrera.

Il livello attuale del calcio italiano ha a che fare con i tanti stranieri in Serie A?

"È un problema per gli italiani, ma gli italiani devono essere affamati di calcio, penso che pochi giovani oggi ce l'abbiano e vederli può essere un impulso a voler fare lo stesso, altrimenti non andrà bene il calcio in Italia".

Cosa significa indossare la maglietta di Nazionale?

"Le prime volte le gambe tremano. La mia prima partita è stata contro il Brasile. Mamma Mia! Non ho dormito la notte prima della partita. Quando siamo entrati in campo ho guardato Pelé, i miei compagni di squadra mi hanno detto 'siamo venuti per giocare, non per guardare', ma quel Brasile era una cosa fantastica".

Mancini può riportare quello spirito che caratterizza la nazionale italiana?

"Credo di sì. Mi piace molto il lavoro di Mancini. Mi è piaciuto come giocatore. Quando ero dirigente nell'Inter, ho cercato di prenderlo, ma non potevo. Mi piace molto perché penso che dia fiducia ai giocatori, li fa giocare, non fa sentire il peso della maglia, è fondamentale".

Sei stato allenato da Helenio Herrera, che cosa ha bisogno un allenatore per segnare un'epoca?

"L'allenatore non dovrebbe essere solo un allenatore in campo, quindi lo deve essere anche al di fuori. Helenio ha sempre detto "Prima di arrivare a giocare con i piedi, ti faccio giocare con la testa. E' necessario pensare prima quello che hai intenzione di fare". Un'incredibile lezione di vita".

Dei tecnici di oggi, ti piace Guardiola?

"Mi piace molto, l'ho anche incontrato quando ha giocato, mi piace perché entra nella testa dei giocatori e fa sì che facciano quello che pensa sia giusto per loro".

Hai passato molto tempo a cercare giocatori per l'Inter. Nella sua lista ci sono Rummenigge e Ronaldo tra molti altri, cosa rende un giocatore diverso?

"Essere diversi in campo è una cosa, non dovresti pensare di essere il migliore del mondo, dovresti pensare che ogni partita è una prova, lavorare con la mente prima delle partite, così si forma un grande giocatore".

Ti chiedo di due giocatori che conosci bene, Esteban Cambiasso e Iván Ramiro Córdoba

"Cambiasso prima di tutto è un gran lavoratore, che vuole quello che fa e cerca di trasmetterlo ai giocatori. Questo è molto importante. Se tutti pensano come l'allenatore giocherà le grandi partite, lui è l'uomo che può farlo. Córdoba è un fenomeno. Ricordo la prima volta che l'ho visto giocare, ho chiesto "questo è un difensore? Ma se fa tutto". Ha personalità, forza. Un giocatore fantastico, mi è piaciuto subito".