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Ranocchia: “Tiferò sempre e solo l’Inter, quanto fango su di me. Futuro? Mercato strano”

Andrea Ranocchia si racconta, a metà tra il passato nerazzurro e un futuro che potrebbe essere inglese

Daniele Mari

Andrea Ranocchia, intervistato da L'Avvenire, è tornato a parlare della sua esperienza all'Hull City e del trattamento che gli è stato riservato in Italia durante gli anni all'Itner: «Va molto bene l'esperienza inglese e sono felice di viverla. Solo qualche mese fa la classifica rendeva difficile il pensiero di poter restare nella massima serie. Ma abbiamo ottenuto grandi risultati. Ora dovremo disputare delle partite complicate però siamo contenti di giocarci la permanenza in Premier e di poter competere per questo obiettivo ».

LA DIFFERENZA CON L'ITALIA - «Sono tantissime. Si vive il calcio in modo diverso. Qui c’è molta meno pressione. Non dico sia meglio o peggio, ma certamente era quello che di cui avevo bisogno dopo gli ultimi anni all'Inter"

VOTATO TRA GLI ACQUISTI TOP IN PREMIER - «È una bella soddisfazione. Dopo tanto fango che mi è stato gettato addosso sto ricevendo i frutti degli sforzi sostenuti. Sono un professionista che dà sempre tutto per la maglia che indossa ed è piacevole togliersi i sassolini dalle scarpe grazie al lavoro svolto. Avevo bisogno di un cambio di vita. Ripeto: ero troppo infangato in Italia e non riuscivo più a esprimermi. Non voglio rimuginare. Quello che è stato, è il passato. E sono felice di aver superato questa prova. Mi sento migliorato».

IL FUTURO -  «Diciamo che adesso mi sono disintossicato. Ho ancora due anni di contratto con i nerazzurri e al momento sono concentrato solo sulla salvezza con l’Hull. Poi vediamo. Il mondo del calcio è strano e imprevedibile. In passato sono stato ad un passo dal Galatasaray quando c’era Mancini e ho rifiutato il trasferimento alla Juve con Conte. Fino alla fine di gennaio non sapevo che sarei andato in Inghilterra. Tutto si è concretizzato in mezza giornata. Come si dice: chi vivrà vedrà». Ma resta un tifoso nerazzurro? «Assolutamente. Non potrei tifare nessun’altra squadra in Italia».

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