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Ruffo: “Juventini aizzati da blog, mi augurano la morte sui social. Mi viene da pensare che…”

Federico Ruffo, giornalista di Report, parla del tentativo di attentato presso la sua abitazione

Redazione1908

Il pavimento pieno di benzina, una croce di vernice rossa sulla parete e il tentativo di attentato incendiario sventato dal cane. Federico Ruffo, dopo l'inchiesta di Report sui legami tra la curva della Juve e la 'ndrangheta, è finito nel mirino. Oggi, a il Fatto Quotidiano, Ruffo racconta dello spavento per l'episodio: "In Italia non si può toccare il tifo? Questo è il pensiero che ho avuto subito. In tanti anni tra Report e Presadiretta mi sono occupato di tantissimi argomenti ma una roba del genere non mi era mai successa. Il problema però adesso non è tanto che tu non possa toccare le curve, ma l'odio che sprigiona la gente quando parla di calcio. Il tifo rende legittima ogni cosa. Sui social mi scrivono persone che si augurano che la 'ndrangheta completi il lavoro, gente dispiaciuta perché mi sono salvato, altri che mi dicono di non speculare sul tentato incendio perché la mafia non si scomoda certo 'per una merda' come me"

LA REAZIONE - "In questo momento per fortuna mi sento protetto dalle forze dell'ordine e dall'azienda, ma più che la violenza fisica mi spaventa l'odio delle persone: non se ne andrà e non ho modo di difendermi, ogni volta che scriverò qualcosa, che ci sarà il mio nome su Internet dovrò fare i conti con questi attacchi assurdi, per lo più da parte di tifosi juventini".

L'INCHIESTA - "Il campo non c'entra niente, io tra l'altro sono juventino da sempre. E' assurdo che quei tifosi se la prendano con me per fatti che riguardano la curva, la malavita e la dirigenza. Ma d'altra parte sono stati aizzati da molti blog e microblog che per giorni hanno screditato l'inchiesta".

IL TENTATO INCENDIO - "Non voglio certo sostituirmi a chi farà le indagini ma mi viene da pensare che possa esser stato qualche fanatico e non una banda organizzata. Cinque anni fa feci un'inchiesta sul calcioscommesse, ma non ci furono reazioni violente, forse perché riguardava squadre meno importanti della Juventus".

I GENITORI - "La casa è vigilata e i miei, che vivono nell'appartamento di sotto, se ne andranno per un po'. Non ho intenzione di cambiare casa: vivo qui da 40 anni e significherebbe dargliela vinta".

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