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Simoni: “L’Inter il mio grande amore, Ronaldo-Iuliano ferita sempre aperta. Moratti mi disse…”

Lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport dall'ex mister nerazzurro

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa da Gigi Simoni a La Gazzetta dello Sport. Dalla vittoria in Coppa UEFA all'esonero, dall'Inter di Spalletti e Icardi a Ronaldo: "Il primo amore è stato il Grande Torino che ho visto da bambino con mio papà. Poi ho giocato nel Toro con Meroni, quando ci chiamavano “i Luigi d’oro” e per questo seguo con simpatia il Torino, anche perché Cairo è sempre stato molto affettuoso con me. E poi nel Torino c’è Petrachi, mio ex giocatore, che è bravissimo. Il vero tifo, però, è per l’Inter, il grande amore professionale. E per tutti i tifosi io sono sempre l’allenatore dell’Inter".

FINALE TRISTE - "Non mi aspettavo di essere esonerato. Moratti, però, ha riconosciuto di avere sbagliato e adesso abbiamo un ottimo rapporto, perché è davvero una persona splendida. A Natale mi ha mandato un panettone enorme, con gli auguri".

COPPA UEFA RICORDO PIU' BELLO? - "Solo a livello sportivo, perché io scappai negli spogliatoi amareggiato per le voci che circolavano sul possibile arrivo di Zaccheroni. E infatti non ci sono nelle foto dei festeggiamenti. A livello personale, invece, il ricordo più bello è l’ovazione ricevuta dai tifosi di San Siro, tutti in piedi ad applaudirmi, quando sono tornato la prima volta sulla panchina del Piacenza. Moratti mi ha detto che nessun altro è stato accolto così".

RONALDO-IULIANO - "È una ferita che rimarrà sempre, anche perché Ceccarini ripete che aveva visto giusto. Se ho riparlato con Ceccarini? No, anche perché quando ci siamo trovati a qualche cerimonia io l’ho salutato e lui ha fatto finta di non riconoscermi".

RONALDO - "Il più forte che ho allenato. Conservo ancora la sua maglia sporca di fango, dopo la doppietta a Mosca. Ma non dimentico West, che mi manda ancora tartarughine in legno".

TRASFERIMENTO ALLA JUVENTUS - "Andai alla Juve perché fu bloccato il trasferimento di Meroni e perché mi voleva Heriberto Herrera, però giocai poco. La Juve aveva quelle strane maglie che si allargavano sulla schiena. Se davvero lì è nata la storia dei gobbi, io sono stato uno dei primi gobbi".

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