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Zanetti: “Inter, voglio lasciare l’impronta anche da dirigente. La notte dell’addio…”

Il vicepresidente dell'Inter ha parlato della partita d'addio e anche della passione dei suoi figli

Andrea Della Sala

Javier Zanetti, da pochi giorni in libreria con il suo terzo libro “Vincere, ma non solo”, sarà ospite Verissimo, dove ha svela molti aneddoti della sua vita privata e della sua gloriosa carriera.

ADDIO AL CALCIO - “Non è stato semplice. Era difficile per me pensare a quel giorno, ma prima o poi doveva arrivare. Tra l’altro, nella stagione 2013-2014, ho subito un grave infortunio al tendine d’Achille e tutti pensavano che quella sarebbe stata la mia ultima partita. La mia mente invece si è subito proiettata al ritorno in campo. Volevo tornare a San Siro almeno per un’altra sfida per poter sentire ancora l’amore dei tifosi. E così è stato. Quella notte è stata indimenticabile. Speravo non finisse più. Ricevere tutto quell’amore resterà sempre nel mio cuore”.

FAMIGLIA - “Tommy, il piccolino, è un fanatico del calcio. Ogni sera giochiamo in casa prima di andare a dormire. Però, non mi preoccupa l’eredità del cognome, l’importante è che cresca con i valori giusti. E tocca a noi genitori educarli in questa maniera. Non mi dimentico mai da dove vengo. A volte, quando torniamo in Argentina, accompagno i miei figli nella nostra fondazione per fargli conoscere dei bambini che non hanno la loro fortuna e per fargli capire che senza sacrificio non si ottiene nulla. Vedere i bambini crescere con dei valori sani è la cosa più bella che ci sia”.

NUOVO RUOLO - “È un’altra vita, diversa dal campo. Volevo conoscere un nuovo aspetto del calcio e avere una visione più ampia. Mi piace molto questa cosa, mi sta arricchendo come persona e spero di lasciare la mia impronta anche come dirigente. Non ho mai sentito il desiderio di fare l’allenatore e anche mia moglie mi ha detto che il mio profilo è più adatto per una figura dirigenziale”.

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