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Luca Facchetti ricorda il padre Giacinto: “Etica e correttezza. Quel gol di Cambiasso…”

Il vice allenatore della Primavera nerazzurra ricorda il padre a 12 anni dalla sua scomparsa

Fabio Alampi

Nel giorno del dodicesimo anniversario della scomparsa di Giacinto Facchetti, avvenuta il 4 settembre 2006, il figlio Luca (vice allenatore della Primavera dell'Inter) ha voluto ricordarlo citando un passo del libro scritto dal fratello Gianfelice, nel quale si racconta il momento dell'inizio della lunga storia d'amore tra l'Inter e il padre: "Così quella mattina, forse la più importante della mia vita, mi misi l'abito nuovo e presi il treno per Milano. Dovevo recarmi in via Larga, vicino al Teatro Lirico, per firmare il cartellino dell'Inter. Mi muovevo come un sonnambulo. I minuti, su quel treno, non passavano mai. I minuti di attesa in via Larga erano come secoli. Finalmente mi misero una penna in mano e un cartellino davanti agli occhi. Firmai: Giacinto Facchetti. Poi uscii di gran corsa, giù per le scale, con il cuore che mi batteva forte. Ero dell'Inter! Ero uno dell'Inter!" (tratto da Se no che gente saremmo, di Gianfelice Facchetti, Longanesi 2011).

Il Cipe non ha mai smesso di essere uno dell'Inter, neppure oggi, che sono passati dodici anni da quel giorno infausto. A Firenze, qualche giorno dopo, Esteban Cambiasso incarnò idealmente ogni tifoso nerazzurro, nell'indicare il cielo dopo un gol segnato.

E idealmente ancora lì guardiamo tutti noi ogni giorno, col mento leggermente sollevato, a testa alta, ricordandoci di chi è stato Giacinto, in mezzo e sopra a tutti noi, etica, correttezza, umanità.

Giacinto è qui. Giacinto is here".

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