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Gagliardini, il fratello: “All’Inter è rimasto sempre lo stesso Roberto. Si sentiva…”

Le parole di Andrea Gagliardini sul fratello Roberto, in un'intervista al Corriere di Bergamo

Marco Astori

Un impatto da veterano quello di Roberto Gagliardini all'Inter. Tra dubbi e perplessità, soprattutto legate al prezzo d'acquisto e alle poche presenze collezionate in Serie A. Il fratello Andrea, intervistato dal Corriere di Bergamo, ha parlato a tutto tondo della, finora breve, carriera di Roberto.

SEMPRE ROBERTO - "È comunque rimasto il Roberto di sempre. Umile e lavoratore. Alcuni parenti che non l’avevano ancora visto nell’Inter, sono andati a Bologna allo stadio e la prima cosa che ci hanno detto dopo averlo incontrato è stata: “Roberto è rimasto uguale”. Io sono più chiacchierone, amo scherzare. Lui è più chiuso e impiega più tempo per aprirsi. Quando lo fa, è la persona più generosa al mondo. Inoltre non sente la pressione. Non l’ha sentita quando ha esordito da titolare nell’Atalanta e non l’ha sentita quando ha giocato la prima partita a San Siro. Non pensavo potesse essere subito incisivo".

ATALANTA -"Al contrario, quando era all’Atalanta, nutrivo grandi speranze: uando hanno ufficializzato Gasperini all'Atalanta, ho pensato: è l’allenatore giusto per Roberto e finalmente avrà una possibilità. Il mister l’ho sempre seguito e ho visto quanti giovani ha lanciato. Anche a Bergamo sta facendo lo stesso. Basta guardare Petagna: ha cominciato da terzo attaccante e ora è fondamentale per l’Atalanta. Per me lo sarà presto anche per la Nazionale. C’è stato un momento in cui ha pensato: ecco, mio fratello ce l’ha fatta. Quando l’ho visto contro il Napoli. Non ha fatto toccare palla ad Hamsik. Mi sono detto: in Serie A ci può stare alla grande".

IL PASSAGGIO ALL'INTER -"Mio padre Alessandro era contento, in fondo la famiglia veniva ripagata da tutti i sacrifici. Mamma Rosanna provava un minimo di preoccupazione perché Roberto si sarebbe dovuto trasferire in una grande città. C’erano i rischi legati all’improvvisa notorietà. Magari potevano avvicinarsi persone più interessate al suo essere famoso che altro. Poi si è tranquillizzata. Roberto, invece, sempre calmo. Ci ha detto di questa grande offerta, era consapevole che per lui era un treno che passa una sola volta nella vita. E, in qualche modo, si sentiva già in ritardo. È sempre stato un programmatore, un tipo con le idee chiare. Il ritardo derivava dal pensare che lui doveva far parte del giro della prima squadra dell’Atalanta quando era tornato dal prestito dal Cesena, nel 2014. Negli ultimi mesi ha recuperato alla svelta...".

TRANQUILLO MA SBADATO -"Invidio a mio fratello la tranquillità e non gli invidio la sbadataggine: dimentica gli appuntamenti in continuazione. Perde oggetti, rompe il telefonino nelle maniere più assurde. Inter-Atalanta, chi tifo? Bella domanda. Io rimango atalantino, ma qualsiasi risultato mi renderà felice".