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GdS – Inter e Milan, San Siro sempre più un rebus tra litigi e disdette

Dopo le polemiche col sindaco, il caso «M-I Stadio». Presto un incontro tra i club, ma il futuro di San Siro è nebuloso

Francesco Parrone

Inter e Milan continuano una specie di guerra fredda da impianto: non litigano ufficialmente, ma vivono un momento di tensione. E certo non vanno d’accordo. La notizia del giorno, di per sé di importanza secondaria, fa capire che il tema è delicato. «Milano Finanza» ieri mattina ha anticipato la decisione del Milan di rescindere i contratti con «M-I Stadio», la società di servizi che gestisce San Siro. La lettera è stata spedita il 15 dicembre e si può spiegare con la volontà dell’amministratore delegato Marco Fassone di riconsiderare i contratti firmati dalla precedente proprietà. In giornata si è saputo che anche l’Inter, conosciuta la decisione del Milan, il 29 dicembre ha comunicato la sua disdetta. Secondo La Gazzetta dello Sport senza esagerare la portata della tensione, chi dice che l’Inter è infastidita dalla scelta rossonera non sbaglia. Tutto questo significa che i due club devono sedersi a un tavolo per parlare della gestione ordinaria entro sei mesi perché l’attuale accordo scadrà il 30 giugno 2018. Ecco il primo tema di discussione.

Il secondo è più importante e si riassume in due domande. Chi giocherà a San Siroin futuro? E, in attesa di capire quale delle due squadre costruirà altrove uno stadio di proprietà, quanti lavori di ammodernamento si faranno a San Siro? Le parti in causa negli ultimi tempi hanno chiarito le loro posizioni. Il Milan vorrebbe avere uno stadio tutto per sé, possibilmente San Siro, altrimenti un nuovo impianto di proprietà. L’Inter invece vuole stare a San Siro, possibilmente da sola. Il Comunedi Milano ha lavorato a una condivisione del Meazza, con ingressi separati, e ha fretta di trovare una soluzione per ammodernare lo stadio. Martedì Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha tirato il Milan per la giacca: «Il Milan pensa a un nuovo stadio, a un suo stadio – ha detto –. Stiamo dando loro del tempo, però alla fine qualcosa bisognerà fare. Abbiamo dato la disponibilità delle aree che reputiamo adatte, in particolare nella parte Sud-Est, quindi Rogoredoe Porto di Mare. Credo che al Milan servano 2-3 mesi di riflessioni. Poi bisogna arrivare a una sintesi». Il Milan non lo ha detto, ma non gradisce la zona proposta (e non ne ha ancora individuata una ideale). Soprattutto, non ha fretta, come ha fatto sapere al sindaco sul proprio sito: «Fermo restando che il Milan ritenga importante pensare per il proprio futuro di giocare in uno stadio di proprietà, quindi non in co-abitazione con altre squadre, la decisione non potrà che essere presa con i tempi adeguati, e con la piena condivisione di tutte le parti». Questo, al di là delle disdette sulla società di servizi, è un tema centrale.

 

(Fonte: Luca Bianchin, La Gazzetta dello Sport 11/1/18)

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