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La Stampa – Inter, il gioco non decolla. Il Bologna solo un’illusione…

Nerazzurri battuti in casa dal Parma: secondo ko in quattro gare, oggi possono scivolare a meno otto dalla Juve

Francesco Parrone

Dalle pagine del quotidiano torinese La Stampa, spazio anche all' Inter di Spalletti che non riesce a ripartire in questo inizio di stagione: "Nessun decollo, nessuna svolta, Bologna è stata solo un’illusione: l’Inter ripiomba nelle sue contraddizioni, s’arrende al Parma e forse al destino, se la Juventus dovesse vincere e volare a +8 lo scudetto diventerebbe già una chimera. I buonisti insisteranno sulla sfortuna, ricorderanno il possesso netto, gli errori e i salvataggi - Spalletti lamenta pure un rigore negato per mani di Dimarco -, in realtà i nerazzurri giocano un tempo sottoritmo e quando si riprendono appaiono confusi, non hanno nessuno che ricami gioco e mancano di carattere, malforniscono Icardi quando entra a metà ripresa, rattoppo a un’esclusione imperdonabile. Il Parma fa muro e custodisce a lungo il pareggio, scovando nel finale il gol-vittoria con Dimarco, aitante ventenne di proprietà interista, entrato nella ripresa: Handanovic resta immobile, ma il sinistro da trenta metri è velenoso. Alla fine la gente di San Siro non trova nemmeno la forza di fischiare: sbigottita, più che arrabbiata, spera nel riscatto martedì in Champions contro il Tottenham.

Intensità carente - Spalletti conferma Keita unica punta e rilancia Candreva, sacrificando Politano. L’indisponibilità di Vrsaljko e le condizioni imperfette di Asamoah ritagliano invece un’occasione per Dalbert. Il Parma è lo stesso che ha affrontato la Juve: 4-3-3 con Inglese centrale nel tridente completato da Di Gaudio e Gervinho. Sono le scelte nerazzurre a lasciare le tracce più profonde, perché Keita, di là di intenzioni e proclami, non è un centravanti: finisce così per ciondolare senza pungere, sottraendo sponde, riferimenti e forza d’urto. Bruno Alves e Gagliolo non hanno problemi a imbrigliarlo, rabbrividendo una sola volta quando Dabert l’innesca e lui s’incarta, né sopperiscono gli inserimenti, continui ma raramente minacciosi. Questione di intensità carente e prevedibilità disarmante: Brozovic e Gagliardini s’industriano, ma manca, è cosa nota, un regista.

Antidoti efficaci - D’Aversa, in questo contesto, non fatica a elaborare antidoti efficaci: ordine tattico, controllo e contropiede bastano e avanzano per evitare guai, il tutto condito dalla grinta che compensa il gap qualitativo. Spalletti corre ai ripari nell’intervallo, procedendo alla staffetta Keita-Icardi, poco più tardi innesta Politano chiedendogli vivacità inutilmente. Cambia anche il Parma, lasciando intatto l’impianto: Dimarco terzino al posto dell’infortunato Gobbi (ferita al piede), Deiola esterno d’attacco. L’Inter inciampa nelle trappole emiliane e nella sua imprecisione, sbuca ogni tanto dal groviglio ma Sepe è prontissimo: trattiene pochi palloni, li intercetta tutti. Il muro regge, benché la pressione aumenti e una strategia sempre più rinunciataria diffonda dubbi. Poi a trasformare la resistenza emiliana in fiaba provvede l’invenzione di Dimarco a 10’ dal termine. Stordita, l’Inter non sa ribattere: la reazione non è lucida né rabbiosa, la palla spiove ma l’attimo fugge, i cross sono sbilenchi e le legnate sballate o ribattute. Finisce così a testa bassa, con una media punti tristissima per l’antiJuve annunciata: 4 punti in 4 partite, come il Parma neopromosso che giustamente festeggia".

(Fonte: Antonio Barillà, La Stampa 16/09/18)

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