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Lasagna: “L’Inter il mio primo amore, ma l’Udinese deve salvarsi. Sogno la Nazionale”

L'attaccante bianconero è pronto per la sfida contro l'Inter

Fabio Alampi

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Kevin Lasagna si racconta in vista della sfida contro l'Inter, la squadra per la quale faceva il tifo da bambino e contro la quale sembra avere un conto in sospeso: dal primo gol in Serie A a quello segnato nella gara di andata, "La più bella partita che abbiamo giocato in questo campionato".

Ora, però, tutto è cambiato e voi dell'Udinese vi trovate a lottare per la salvezza. Insomma, serve un altro colpo da biliardo all'Inter alla Dacia Arena.

Serve salvarsi. E serve prendere almeno un punto contro una squadra molto forte in tutto, che stava battendo la Juve. C'è Icardi, Miranda e Skriniar in difesa sono forti, per non parlare di Handanovic. E' dura. Io ci proverò come ogni volta. Dando sempre il 110 per cento. L'Inter è stato il primo amore, il primo gol in A che non scorderò mai.

Quanto è mancato lei all'Udinese... Due mesi fuori, un calvario. Che cosa è successo?

Stiramento al bicipite femorale sinistro col Torino. Ora sto bene e sarei la persona più felice del mondo se ci salvassimo.

Si è intuito dalle lacrime davanti al pubblico dopo la sconfitta interna col Crotone. Non è facile vedere un calciatore piangere.

Quando tieni tanto a una cosa ci sta. Quel pianto era dettato dalla rabbia, quella partita era troppo importante.

E ora i tifosi la adorano.

Io sto benissimo a Udine, ho altri 4 anni di contratto. Mi fa piacere l'apprezzamento dei tifosi, darò sempre il massimo. E' un valore che mi hanno trasmesso papà e mamma: così sono arrivato anche a prendere il diploma di geometra.

Li aiutava a vendere nei mercati al bancone di frutta e verdura...

D'estate mi divertivo e diventavo più spigliato.

Diciamo che la storia è cambiata: lei con 12 gol è il terzo miglior marcatore italiano della Serie A. Quest'estate ci disse che avrebbe giocato con la stessa grinta di Belotti. L'ha superato, e ha messo pure in fila quasi tutti gli attaccanti italiani, tranne Immobile e Quagliarella. Di questo passo il nuovo c.t. non potrà ignorarla nelle prossime convocazioni.

Sarebbe un sogno. Si gioca per quello. E confesso che sono andato a San Siro a tifare in occasione dello sfortunato spareggio contro la Svezia.

Come deve essere un attaccante moderno?

Un mix di tecnica e fisicità.

Se poi è veloce come lei... I test dicono che ha punte di 38 km orari.

Lavoro su quello, è il mio punto di forza. So che la cosa in cui sono salito è la velocità di picco nello scatto. Ma ho pure segnato di testa dove dovevo migliorare.

Sa che dice Gino Pozzo, l'uomo che l'ha voluta a Udine? Che è lei l'erede di Totò Di Natale.

Io Di Natale prima o poi vorrei conoscerlo. Mi inorgoglisce sapere che la società ha creduto in me e mi impegno per aiutare la squadra e ripagare la fiducia. Un paio di volte il patron Gianpaolo Pozzo i complimenti me li ha fatti.

Ci dice una parola in friulano?

È difficile, so dire soltanto mandi. Con i fisioterapisti provo a usare il dialetto, ma è una vera e propria lingua.

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