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Olivari: “Inter, la qualificazione alla CL è un miniscudetto. Lacune? Il pensiero di Spalletti…”

L'analisi del giornalista del Guerin Sportivo: tanti meriti al tecnico nerazzurro

Sabine Bertagna

La qualificazione dell'Inter alla Champions League è stata per la squadra di Spalletti un "miniscudetto da celebrare". Lo ha scritto in una lunga analisi Stefano Olivari, giornalista del Guerin Sportivo. Un obiettivo raggiunto con una squadra che presenta alcune lacune, nonostante i giocatori di qualità: "Una squadra in cui nella sostanza segnano soltanto in due, Icardi e Perisic, con il terzo giocatore offensivo, Candreva, a zero gol, e le alternative in avanti (Eder, Karamoh, Pinamonti) ben lontane da uno standard minimo da Champions League. Tanto è vero che il terzo marcatore stagionale, con 4 gol, è un difensore come Skriniar, che nella porta avversaria ha messo tanti palloni quanto Eder, Pinamonti, Karamoh e Candreva messi insieme". Serviranno dunque rinforzi, ma questa qualificazione rappresenta per i nerazzurri il treno giusto.

Luciano Spalletti batte i suoi predecessori: "Certo è che Spalletti ha fatto meglio dei suoi predecessori pur trovandosi in mano di fatto la stessa squadra che l’anno scorso era arrivata settima e rinforzata sì da Skriniar ma anche da prestiti arrivati infortunati (Cancelo e Rafinha), dal centrocampo della Fiorentina ottava (Vecino e Borja Valero), da scommesse futuribili (Karamoh) e dall’oggetto misterioso, ma con poco da scoprire, Dalbert. Insomma, Spalletti è arrivato quarto con una squadra da quarto-quinto posto: non abbastanza per gridare al miracolo, ma di sicuro per fargli i complimenti dopo avere superato le dirette concorrenti Lazio e Milan".

Una curiosità sull'assetto dei nerazzurri: "Delle prime sei squadre della serie A l’Inter è stata l’unica a giocarsi quasi tutte le partite della stagione con lo stesso assetto tattico di base, poi magari cambiato a partita in corso (anche con la Lazio) ma comunque con una sua coerenza obbligata. Un 4-2-3-1 che fra l’altro non è nemmeno l’unico modulo nella testa di Spalletti: senza andare alla preistoria, l’anno scorso alla Roma aveva giocato in tanti modi diversi, grazie anche ad una rosa più ampia. Non ci vogliono Happel e Michels per capire che Icardi con a fianco una punta di buon livello, in un normalissimo 4-4-2, darebbe il massimo, ed è questo anche il pensiero di Spalletti. Che però questa seconda punta non l’ha avuta, con tutto il rispetto per Eder e Pinamonti, e quindi nemmeno ha potuto utilizzarla".

La svolta? Spalletti... "Significativo il confronto con l'ultimo Spalletti romanista, che disponeva di una rosa più ampia, al di là di Salah che però viene valutato anche con il senno di poi. Nello scorso campionato quella Roma arrivò seconda con 87 punti, una media di 2,29 a partita, davanti al Napoli di Sarri. In questo la Roma di Di Francesco è arrivata terza con 77 (media 2,03), a distanza abissale da Juve e Napoli e 5 punti davanti a Inter e Lazio. 61 gol fatti e 28 subiti per Di Francesco, contro il 90 e 38 di Spalletti. Differenze forse dovute a Salah (che comunque fece 15 gol), forse a Spalletti, chi lo sa. Di sicuro l’Inter ha dopo tanti anni trovato un allenatore che non le ha fatto chiudere le stagioni in calando e che l’ha fatta marciare in una direzione precisa."

(GS)

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