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Repubblica – Inter, Marotta Re Magio: ecco perché. Spalletti? E’ opinione diffusa che…

L'analisi del quotidiano su Marotta, Spalletti e la squadra

Matteo Pifferi

"Non è il Messia, perché nessuno lo è, né l’uomo che risolverà d’un colpo tutti i problemi, perché non è neppure Mandrake. Forse un giorno, come un Re Magio, porterà in dono Antonio Conte, forse Diego Simeone, anche se ora è prematuro parlarne. Ma con l’arrivo di Beppe Marotta, oggi cooptato nel cda dell’Inter con la carica di amministratore delegato per l’area sportiva, il club nerazzurro assume una fisionomia più razionale". Apre così l'articolo di Repubblica in merito all'avvento, che avverrà tra poche ore, di Giuseppe Marotta all'Inter. Il dirigente ha "alle spalle una storia di successi ed esperto di cose di campo, di spogliatoio e di scrivania, che mancava da secoli. L’uomo ideale, ora, per gestire la crisi deflagrata con l’eliminazione in Champions League che ha messo in serio imbarazzo, per non dire che l’ha inchiodato sulla graticola, Luciano Spalletti,  il pianista su cui tutti ora sparano e spariamo, primo responsabile del disastro per sua stessa ammissione", scrive il quotidiano.

MAROTTA E SPALLETTI - Repubblica, poi, aggiunge un commento sulle scelte poco chiare di Spalletti. "È opinione diffusa, ad esempio, che se Marotta fosse stato già all’Inter, non avrebbe lasciato Spalletti libero di errare, peccare e sbagliare in questo ultimo mese, in cui i segnali di flessione della squadra erano visibili, anziché arrivare piegati dai dubbi, e dagli infortuni, all’ordalia col Psv. E magari si sarebbe vista un’Inter diversa, negli uomini e nello spirito. Magari non avremmo visto Candreva centrocampista, il mistero buffo della serata, o il blocco totale dopo l’1-0 del Psv, quel primo tempo di incredibili balbettii. Non avremmo visto un minuto di abbracci dopo l’1-1 di Icardi, come se si fosse segnato un gol decisivo, anziché riportare in fretta la palla al centro per cercare subito il 2-1, e magari nemmeno quell’assurdo accontentarsi dell’1-1, salvo scuotersi solo dopo l’1-1 del Tottenham, e ormai non c’era più in campo Politano, ancora il migliore, ancora stanchissimo e ancora sostituito sul più bello, per giunta da Vrsaljko", scrive il quotidiano che sottolinea poi gli errori, individuali e di squadra - eccezion fatta per Icardi, Politano e Skriniar - e del mister.

NAINGGOLAN E PERISIC - Il quotidiano, inoltre, "condanna" l'operazione Nainggolan: "Ci fosse stato la scorsa estate, e invece era ancora alla Juventus, magari Marotta avrebbe fatto riflettere Spalletti sull’opportunità di spendere 40 milioni per Nainggolan, giocatore di 30 anni non benissimo portati e talmente difficile da gestire che Roma e Belgio se ne sono liberati, infatti all’Inter finora è stato più infortunato che altro, e nel momento del bisogno era in panchina, inutilizzabile", scrive Repubblica che ne ha anche per Perisic, "letteralmente scomparso dai radar perché vuole andarsene in Inghilterra, ma intanto ha mollato l’Inter che gli versa regolare stipendio, davvero una brutta storia".

PANCHINA - Ora Spalletti dovrà cercare di rialzare la squadra e riportarla alla vittoria, senza dimenticare Coppa Italia ed Europa League: la panchina non è in bilico ma a fine stagione si potrebbero fare altri ragionamenti. "Marotta è un vecchio sodale di Conte, e si sa, ma Antonio non è l’unico allenatore da Inter in circolazione. L’altro sarebbe proprio il Cholo Simeone, che ha tutti i quarti di interismo che servono. Vedremo. Ma dalla notte dell’eliminazione, è fin troppo chiaro che la posizione di Spalletti si è indebolita di colpo. E risalire sarà dura", chiosa Repubblica.