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Samaden sui giovani: “Italia, è il sistema che non va. L’Inter ha fatto una scelta…”

Il responsabile del settore giovanile nerazzurro espone il problema

Matteo Pifferi

Intervenuto ai microfoni de La Giovane Italia su RMC Sport, il responsabile del settore giovanile dell'Inter Roberto Samaden ha parlato così dei progetti e delle idee dei nerazzurri:

"Nel momento in cui si investe nel settore preagonistico, ossia sulle fasce d'età più piccolo, bisogna permettere poi una valorizzazione dei calciatori anche nelle fasce più grandi. Qualche anno fa è stata presa questa scelta: all'inizio abbiamo investito sul settore agonistico, c'è stato un momento in cui avevamo parecchi ragazzi stranieri, in attesa che crescessero i più giovani. Adesso i risultati iniziano a vedersi, nelle Nazionali Under 16 e 17 oltre una decina di ragazzi arrivano dalla nostra sezione preagonistica. E vale anche per la nostra Primavera delle ultime tre stagioni, con tanti giocatori che hanno iniziato a 8-9 anni: questo è frutto di un investimento mirato. Quando investi sui più piccoli devi capire che servono determinate tempistiche: una prima squadra deve vincere tutto e subito, in una giovanile bisogna lavorare sul medio-lungo periodo e bisogna avere la fortuna di trovare una squadra che capisca questo meccanismo".

SECONDE SQUADRE - "Che il progetto delle squadre B possa risultare utile a crescita e valorizzazione è innegabile, tanti altri paesi lo hanno adottato. Che questa sia la soluzione a tutti i problemi ne dubito fortemente. Recentemente ho letto un'intervista a Di Biagio che si è domandato correttamente: "se non ci sono giovani che giocano nelle prime squadre, bisogna domandarsi se il valore dei ragazzi italiani c'è". E penso a un'Atalanta che in prima squadra gioca senza ragazzi cresciuti nel vivaio. Perché, come ricorda Di Biagio, non esistono mister che non fanno giocare un giocatore giovane bravo. Bisogna allargare l'orizzonte e la progettualità, le seconde squadre non bastano. I privilegi dei club B arriveranno tra anni ma solo se ci occuperemo anche della base e non solo del vertice. Adesso ci preoccupiamo dei giovani che non giocano in prima squadra ma non pensiamo a investire sui più piccoli. Penso ai settori giovanili della Lega Pro: tanti campioni in passato sono partiti da lì, adesso vanno rivalorizzati, bisogna chiedere ai club di investire. Non basta qualche toppa, perché poi casca e bisogna rimetterne altre".

GIOVANI SALVATORI DELLA PATRIA - "A tanti ragazzi stiamo dando un'importanza maggiore di quella che hanno in questo momento. Negli altri paesi giocano molti più under, se un giovane da loro inizia un percorso con la Nazionale maggiore non ritorna poi nelle Nazionali minori. E lo stesso vale nei club: una volta che arrivano in prima squadra non li rivediamo più nei campionati giovanili. Cercare di far sembrare molto più forte un ragazzo perché ha maturato una manciata di minuti nel calcio dei grandi non va bene: tutti noi addetti ai lavori, giornalisti compresi, dovremmo essere più realisti e onesti nell'analizzare la situazione per quella che è. Non è che un Europeo vinto o andato male potrà essere un metro di giudizio per loro. Certo, tre Mondiali andati come sappiamo non possono passare inosservati e non possiamo nemmeno ricondurre tutto a un commissario tecnico che magari ci ha fatto uscire con la Svezia. Se in otto anni i risultati non sono soddisfacenti, il malessere sta in tutto il sistema mentre noi lo riconduciamo a una persona o a un risultato. Bisognerebbe essere più bravi ad analizzare il contesto".

FEMMINILE - "Nel momento in cui i club professionistici hanno avuto l'obbligo di inserire in organico anche team rosa, ci siamo resi conto delle potenzialità delle nostre ragazze e di come possano essere un fiore all'occhiello per i club di appartenenza. Abbiamo tutte le risorse per far meglio di altri Paesi, nonostante loro abbiano iniziato in anticipo rispetto a noi. Peccato non averci pensato prima: c'era bisogno di una forzatura che, per fortuna, c'è stata e chi ha deciso di compierla ha avuto una grande idea. Avere sette squadre nel settore giovanile più la Primavera e la prima squadra è una grandissima motivazione per dare il massimo. Anche le realtà dilettantistiche si stanno accorgendo di come sia bello avere un settore femminile e come possa aiutare a migliorare anche il settore maschile".

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