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Sconcerti: “C’è come una malattia nell’Inter, non può essere una grande squadra che…”

L'analisi di Mario Sconcerti del derby e dei limiti dell'Inter

Sabine Bertagna

Mario Sconcerti, giornalista del Corriere della Sera, concentra la sua analisi sul derby pareggiato da Inter e Milan: "Il pareggio sul campo, il sesto e settimo posto in classifica, dovrebbero mettere tutti d’accordo su una giornata di silenzio. Mi sembra invece che i nuovi proprietari abbiano raggiunto subito almeno un risultato, hanno rilanciato i rimpianti, le invocazioni, le bandiere. C’è un modo rinnovato di essere interisti e milanisti, come se tutto il passato fosse stato azzerato e la via sconosciuta che ci sta davanti spingesse con lena qualunque ipotesi, qualunque paradosso. Più delle occasioni perdute nel derby si contano i giocatori che mancano pensando al mercato. È come si fosse acquisita la coscienza che è stato l’ultimo derby delle vecchie famiglie, quello vero deve ancora arrivare. E nel Nuovo si crede, il Vecchio vale solo l’ultimo posto dell’Europa League. Ieri è piaciuto più il Milan, l’Inter ha fatto poco, non ha avuto nemmeno il coraggio di vincere"

"C’è come una malattia nell’Inter, qualcosa che rende incompiuta qualunque novità. Giocatori come Icardi, Perisic, perfino Kondogbia, sarebbero pilastri veri in quasi tutta Europa. All’Inter passano dal grigio all’inguardabile durante la stessa partita. Non si butta via il derby in un tempo, in quel tempo si subisce e si lotta, si respingono a spinte gli avversari e si curano tutti gli angoli di campo. Non serve essere campioni per questo, basta avere buon senso del gioco. Non c’era più da vincere, solo da conservare l’abbondanza raccolta. Non esserci riusciti denuncia l’incompiutezza della squadra, la sua mancanza di personalità. Non può essere una grande Inter una squadra che si spaventa sempre."

(Corriere della Sera)

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