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Song e il suo calvario al Rubin Kazan: “Mangiavo sempre da solo, non piangevo ma…”

Al The Telegraph il giocatore racconta la sua esperienza al Rubin Kazan

Gianni Pampinella

In una lunga intervista rilasciata al The Telegraph, Alex Song racconta la sua esperienza in Russia, quando ha vestito la maglia del Rubin Kazan. Per l'ex giocatore di Barcellona e Arsenal l'avventura in Russia è stata tutt'altro che positiva: "Mangiavo sempre al centro sportivo e sempre da solo. Stavo andando fuori di testa. Non piangevo, ma ero molto stressato. Quando ho firmato mi è stato detto che avrei ottenuto una casa, ma i mesi passavano e non ho visto nulla. Alla fine ho preso l'hotel e dopo ho dovuto vivere all'interno del centro sportivo. Credo che volessero che i giocatori che secondo loro costavano troppo se ne andassero, quindi hanno smesso di pagarci. Mi dicevano che il denaro sarebbe arrivato sul conto, ma non succedeva. Avevo le bollette da pagare e non potevo farlo, da Londra mi chiedevano i soldi per il mutuo e non potevo restituirli. Ho trascorso del tempo seduto nella mia stanza e non ho mai acceso la luce. Sono sempre stato con il mio computer, senza TV, anche perché io non capivo nulla di russo. Tutta la mia vita era basata su un computer e su un cellulare e non è salutare, ad essere sincero, non so perché non ho mai acceso le luci". Adesso Song gioca nel Sion e il Rubin Kazan è un lontano ricordo: "In pratica ho perso un anno della mia carriera in Russia , adesso gioco e sono di nuovo felice, tutto va bene qui. La mia famiglia è qui con me".

(Marca)

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