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Barella: “Una scivolata e palla recuperata per me vale un gol. Il mio miglior pregio è…”

Barella: "Una scivolata e palla recuperata per me vale un gol. Il mio miglior pregio è..."

Matteo Pifferi

L'edizione odierna de il Corriere dello Sport propone un'analisi a 360° su Nicolò Barella, nel corso della quale ci sono anche delle dichiarazioni del giocatore del Cagliari, conteso da Inter e Roma in questa finestra di mercato. Si parte dall'esordio a 15 in anni nelle Nazionali giovanili italiane:

"Avevamo vinto quattro a zero. Ed io ero entrato dalla panchina al 70’. Ho capito quel giorno che venti minuti ti cambiano la vita. Gli esordi dovrebbero essere tutti belli e luminosi, ma - se devo essere onesto - quella volta ho giocato male. Ma dopo non conta nulla, conta solo averlo fatto".

BARELLA PREDESTINATO - "Nel calcio è fondamentale una cosa: avere qualcuno convinto che tu possa farcela".

SU MBAPPE' AGLI EUROPEI UNDER 15 - "Una saetta. Poi ho scoperto che era diventato Mbappé".

CARATTERE - "Nel bene o nel male come sono oggi: ovvero molto, troppo diretto. Quando prendo confidenza con i compagni divento una radiolina".

ESORDIO CON CARTELLINO - "Se giochi duro i gialli arrivano, ma mi piace non risparmiarmi. Non cerco mai ammonizioni, mai: piuttosto è il modo in cui gioco che mi mette a rischio. Devo seguire il mio ritmo interiore. Per me fare una scivolata e recuperare una palla, quando corro, e sentire il boato del pubblico che sale... È come fare gol. Penso: “Questo sono io”. Io gioco così".

ESORDI - "Sono nato col pallone tra i piedi, ero così piccolo che di quei giorni non ricordo nulla, se non i campi in terra battuta dove passavamo il tempo a rincorrerci".

FRANCO MASIA PRIMO ALLENATORE - "Era malato di Sla. Nell’anno in cui lo conobbi aveva addirittura un braccio bloccato dalla malattia ma se ne fregava della Sla. E quel braccio, per lui come per noi, dopo un po’ era come se non esistesse. Impari molto".

PAPA' DA ESEMPIO - "Andavo a seguirlo quando giocava, e gli invidiavo il piede, quel piede, il mancino: Aveva un tocco incredibile e io pensavo: “lo avessi io un tiro così”».

IL BARELLA CHE STUDIA - "Crescendo ho imparato a rubare i talenti ai giocatori che avevo intorno. Se ho una dote è quella".

COSSU - "Il segreto è il tempo in cui inchiodi e cambi direzione. Lui cambiava sempre passo".

ZEMAN - "Senza nemmeno una parola, metteva un punto sulla lavagna. E tu dovevi capire. Se chiedevi spiegazioni inarcava il sopracciglio. Allora capivi che avevi chiesto troppo, ah ah ah".

AUTOIRONIA - "Il mio esordio in A è semplice da raccontare ai nipoti: “Sono entrato, mi sono preso l’ammonizione e me ne sono andato. Ah ah ah”".

ESORDIO IN NAZIONALE - "Mancini mise i nomi sul foglio delle presenze, ho visto che c’era il mio. Mi è mancato il fiato".

Dopo la partita invece, Mancini gli dice: «Ora parla alla squadra». Un rito di iniziazione. E quando finisce, ridendo, gli fa il segno del denaro sfregando pollice e indice: «Guarda che gli esordienti devono pagare champagne per tutti!». Commento di Niccoló: «Avrei offerto una intera cantina millesimata, per rivivere un momento così!».

DUE VOLTE PADRE - "Non è che io voglia bruciare sempre le tappe. Mi accade. Non avevo bisogno di evasioni ma di certezze. Mi è sempre piaciuta l’idea di farmi una famiglia. Amavo la mia, numerosa e solare. Per questo mi ero ripromesso: “Se, e quando, troverò la persona giusta lo farò senza aspettare”. Federica mi sembrava bellissima, autonoma, e soprattutto irraggiungibile. Di solito quando è così, uno ci rinuncia, invece io ho pensato: “Fai un passo avanti”. Le donne sarde vogliono comandare su tutto, è noto. Lei poi è una sarda al 100%, che a questo aggiunge anche una origine veneta: capirai in che guaio mi trovo".

ESPERIENZA A COMO - "Avevo lasciato il Cagliari lanciato verso la serie A, che vinceva praticamente tutte le partite. E mi ritrovano in una squadra che era con un piede in zona retrocessione. Loro vincevano sempre, io perdevo sempre. Ogni domenica questo paragone e il senso di nostalgia erano una tortura. I miei compagni stanno andando trionfalmente in serie A: Perché non ci sono? Perché non sono più a casa mia? Capii allora che l’errore più grande che avevo fatto era pensare di essere già arrivato. Di non dovermi più guadagnare nulla".

SEGRETO - "Mi riguardo sempre, ogni volta che gioco. So che soffro, perché rivedo tutte le mie imperfezioni, ma mi aiuta molto. Solo così ho scoperto il mio miglior pregio e il mio peggior difetto".

PREGIO - "Penso sempre di recuperare tutte le palle".

DIFETTO - "Lo stesso".

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