E' stato scelto da molti come vero responsabile dell'involuzione dell'Inter. Essendo il direttore dell'area tecnica e, quindi, responsabile del mercato, Marco Branca è finito da due stagioni nell'occhio del ciclone della critica. Troppi, anche per chi è stato artefice dell'armata del Triplete, due anni di errori sul mercato.
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Branca, in tanti con la memoria corta? Vero, ma un grande dirigente parla ai suoi tifosi
E’ stato scelto da molti come vero responsabile dell’involuzione dell’Inter. Essendo il direttore dell’area tecnica e, quindi, responsabile del mercato, Marco Branca è finito da due stagioni nell’occhio del ciclone...
Il "nulla cosmico" portato a casa durante la gestione Benitez, le toppe dell'era Leonardo, i "colpi" last minute e a basso costo dell'interregno Gasperini e il mercato dell'ultim'ora del corso Ranieri hanno offuscato quello che Branca è stato capace di fare in questi anni di successi continui. Il dt nerazzurro (in coabitazione con Lele Oriali certo, ma questo non ne sminuisce in alcun modo i meriti ndr) è riuscito anche ad opporsi al volere di Josè Mourinho, che ad Appiano è stato autentico dominatore, mettendo l'ultima parola anche sul colore dei cancelli della Pinetina.
Ma quando lo Special One si è impuntato sui pupilli Deco e Carvalho, Branca ha sì contattato il Chelsea (sentendosi sparare cifre assurde per due giocatori a fine carriera) ma non si è fatto prendere per il naso. Le "alternative" c'erano (Lucio e Sneijder, colpi da urlo) ed erano di qualità e anche il Vate di Setubal ha accettato di buon grado di rinunciare ai due connazionali.
E allora qual è la differenza rispetto alle ultime sessioni di calciomercato? Semplice: i soldi. In quell'estate l'Inter aveva le casse piene grazie al "gentile omaggio" di Joan Laporta che, di ritorno da un viaggio a Kiev, non trovò niente di meglio da fare che fermarsi a Milano per offrire a Moratti oro, incenso e mirra sotto forma di pacchetto "Eto'o e 50 mln per Ibrahimovic".
I soldi c'erano, e Branca seppe utilizzarli al meglio. Ora i soldi non ci sono più, e la perseveranza dell'ad Ernesto Paolillo nel ricordarlo ha reso cristallino il concetto anche ai più illusi. E allora servono altre qualità, che vanno oltre la capacità di scovare talenti in giro per il mondo (e qui per Branca finora più ombre che luci). Ci vuole la chiarezza con i tifosi.
Il responsabile dell'area tecnica di un club di calcio deve parlare con il suo "popolo". La strategia del "parlano i fatti" non va più bene, soprattutto nel momento in cui non ci sono più i nove zeri a supportarla. Moratti è il presidente dell'Inter, ma Branca è colui che governa il settore tecnico, ovvero la squadra, ovvero ciò che interessa ai tifosi. E ai tifosi Branca deve parlare, molto di più di quanto non faccia ora.
Paolillo è un "contabile" e parla di numeri, quei numeri che non possono "scaldare i cuori". Se veramente l'Inter ha un progetto, anche a lunga scadenza (che quindi presupponga anni di attesa), ci vuole qualcuno che lo spieghi, che lo illustri e che in certi casi lo esalti anche, caricando un ambiente in questo momento irrimediabilmente depresso.
E chi dovrebbe farlo se non il direttore dell'area tecnica? L'Inter è una squadra di calcio, si fonda sulla passione dei tifosi, non è un'azienda che si può gestire con freddi comunicati stampa. Moratti si è definito "servitore dei tifosi", a maggior ragione lo è Marco Branca. E ai tifosi Branca parli, anche per raccontare il suo punto di vista, troppe volte solo interpretato da chi sa o pensa di sapere. Anche perché se la società perde la passione dei tifosi, avrà un problema ben più grande del rispetto delle regole finanziarie di monsieur Platini.
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