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Cassano: “Nerazzurro sempre. Andare all’Inter un sogno, poi il santone di Mazzarri…”

Antonio Cassano, intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato di tantissimi argomenti, tra cui la tribolata parentesi nerazzurra all'Inter

Riccardo Fusato

Antonio Cassano, intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato di tantissimi argomenti, tra cui la tribolata parentesi nerazzurra all'Inter: “Sin da bambino sono sempre stato tifoso. Da bambino, quando avevo nove o dieci anni e iniziavo a capire qualcosa, la mia squadra del cuore era l’Inter dei tedeschi. Chi era il mio modello allora? All’epoca c’era ancora Maradona. Nel ’91 c’era ancora Maradona. Io ero ragazzo e si parlava sempre e solo di Maradona. Era lui il mio idolo, all’epoca. In serie A ho esordito con Fascetti? Si. Diluviava, quel giorno non c’erano attaccanti e lui mi mise in campo con Olivares. Di anni ne avevo diciassette e mezzo. Un ragazzo.

Il gol all’Inter? Mi ricordo che avevo fatto una grande partita, però avevo sbagliato due o tre gol e mi stavo dannando l’anima. Nella mia testa dicevo: cavolo Enyinnaya - che esordiva quel giorno - ha fatto un gran gol in un momento chiave contro una grande squadra: mi sa che a lui passa il treno e a me no. E mi dannavo l’anima. Fino al momento in cui Perrotta mi ha fatto un gran lancio, ho agganciato la palla con il tacco, mi è venuto tutto istintivo, l’ho portata avanti, ho visto in velocità arrivare Panucci, sono andato verso il centro sterzando, stavo anche scivolando, sono andato ad incrociare la palla e ho segnato. Segnato il gol che avrebbe cambiato il corso della mia vita. In quel momento pensavo mille cose. Non capivo neanche io come volevo festeggiare: sono andato sotto la curva, però nella mia testa c’era una confusione. Ero felice, sarei andato anche sulla luna in quel momento. Pensavo: cavolo mi sta cambiando la vita.

Ronaldo com’era? Il giocatore più determinante degli ultimi venticinque anni, come Messi oggi. Era un talento clamoroso. La differenza tra lui e me era che, pur essendo anche lui su di peso, la stessa domenica io facevo una partita allucinante e lui faceva due gol. Era chiamato il fenomeno. Ci sarà stato un motivo.

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