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Conte: “Scudetto Inter un capolavoro. Non pensavo di lasciare, deluso dal cambio progetto”

Andrea Della Sala

Conte, il riposo è durato appena quattro mesi...

«Solo il fascino della Premier poteva convincermi a tornare in pista così presto. Quando il presidente Levy mi ha cercato la prima volta a giugno, l’avevo ringraziato ma non me l’ero sentita. Il biennio con l’Inter premiato con uno scudetto di cui nel tempo si capirà meglio la straordinarietà per la mole di lavoro svolta in soli due anni per vincerlo, abbattendo l’egemonia della Juve, aveva lasciato tante tossine da smaltire. Un lavoro totalizzante e durissimo, culminato nella gioia per il risultato raggiunto, ma anche nella grande delusione per il cambio di programmi e prospettive che hanno portato alla separazione. Avevo bisogno di staccare la spina. Ma quando Levy è tornato alla carica mi ha convinto dimostrando di volermi a tuti i costi. Nel suo progetto ho percepito la visione. Una parola a me molto cara...».

Si spieghi meglio.

«Parlo dell’ambizione e della voglia di eccellere che la proprietà ha già messo in atto, dotando la società di strutture incredibili. Dallo stadio che è un gioiello di modernità e comfort, costato un miliardo di euro, a un centro sportivo da restare a bocca aperta: senza dubbio il migliore che io abbia mai visto. Ho pensato che una realtà così organizzata meritasse risultati sportivi in linea. Ho visto davanti a me la sfida, si è accesa nei miei occhi la luce che mi fa moltiplicare le energie. Ora però abbiamo due gap da colmare».

Vincere qui è la sfida più grande della sua carriera?

«Ho sempre preso squadre che venivano da momenti difficili, in cui si doveva ricostruire: la Juve era fuori dalle Coppe, la Nazionale era uscita ai gironi al Mondiale 2014, il Chelsea veniva da un decimo posto, l’Inter non vinceva dal 2010... Non ho mai fatto scelte comode, ma questa del Tottenham è certamente la più difficile e per questo anche la più stimolante».

Il capolavoro della sua carriera invece qual è stato?

«Ricreare il ciclo della Juve è stato duro, perché ce la giocavamo contro il Milan di Ibra, Nesta e Thiago Silva; contro l’Inter del Triplete e il Napoli di Cavani, Lavezzi e Hamsik... Ma il vero capolavoro è stato lo scudetto con l’Inter. In due anni abbiamo rovesciato una monarchia sportiva. Se non ci fossimo stati noi a interrompere il ciclo bianconero, la Juve sarebbe ancora lì davanti. Quando batti qualcuno, ne mini le certezze».

Avrebbe mai pensato sei mesi fa di ritrovarsi in Premier con Lukaku e Ronaldo?

«No, assolutamente. Non pensavo potesse finire la mia avventura nerazzurra».

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