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ESCLUSIVA

ESCLUSIVA Cruz: “Lasciai l’Inter per non rubare lo stipendio. Derby? Mi aspetto che…”

Mancano pochi giorni al derby di Milano: l'ex attaccante nerazzurro ha parlato di questo ed altro ai microfoni di Fcinter1908.it

Daniele Vitiello

CRUZ

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Professionisti esemplari come lui sono la fortuna di ogni allenatore. Sacrificano fino all'ultima goccia di sudore in allenamento e sono disposti ad accettare anche la più cocente esclusione senza alcun borbottio. A Julio Cruz è bastato, si fa per dire, farsi trovare pronto ogni volta che venisse chiamato in causa per entrare di diritto nella storia dell'Inter. Ha giocato meno di altri attaccanti gravitati in orbita nerazzurra, incidendo clamorosamente di più. E quel vizietto del gol contro la Juventus lo ha incastonato nel cuore dei tifosi nerazzurri. Abbiamo raggiunto in esclusiva El Jardinero per parlare di Inter a pochi giorni dall'importantissimo derby con il Milan.

Julio, Milano è tornata a dettare legge nel calcio come ai tuoi tempi.

“E' bellissimo vedere che Inter e Milan sono tornate ai vertici del calcio italiano. Come sempre, questa sarà una gara che metterà milioni di persone davanti alla tv. Peccato che non ci sarà il pubblico allo stadio, questo è un fattore che toglie del romanticismo alla sfida, ma sarà comunque una gara avvincente. L'Inter può vincere e spedire ancora più indietro i rossoneri".

Tra i tanti, quale derby ricordi con maggiore gioia?

"Sicuramente quello del 2-1 in rimonta con un mio gol. Fu quello del ritorno a San Siro di Ronaldo con la maglia del Milan. Ricordo perfettamente l'ansia della vigilia e quanto l'ambiente sentisse quella sfida. Moratti in settimana mi diceva che voleva vincere ad ogni costo e che io avrei dovuto segnare. Come ogni giocatore volevo essere in campo dall'inizio, ma mi feci trovare pronto ed entrai nella ripresa al posto di Crespo. Credo di aver segnato a tempo di record, dopo pochissimi secondi, prima di servire poi l'assist per il gol vittoria di Ibra. Ricordo anche un colpo di tacco di poco alto: i miei compagni mi dissero che in caso di gol sarebbe venuto giù lo stadio. Negli spogliatoi a fine partita c'era un'euforia unica: anche Moratti venne a festeggiare".

Un protagonista nerazzurro del prossimo derby.

"Queste sono partite fuori dal contesto. Possono essere decise da chiunque e alla fine l'importante non è chi segna, ma che la squadra vinca. Ci si aspetta tanto da Lukaku e Lautaro che contro la Lazio hanno fatto davvero bene, ma non mi sorprenderei se ci fosse un protagonista a sorpresa. Nella mia Inter c'erano giocatori come Stankovic e Cambiasso che non facevano tantissimi gol, ma in queste partite erano sempre i migliori e diverse volte hanno timbrato".

IBRAHIMOVIC

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Hai citato Ibrahimovic, ancora una volta tra i protagonisti della stracittadina. Che rapporto avevi con lui?

"Eccezionale. Zlatan è stato un amico per tanti anni, lui e sua moglie spesso sono venuti a cena a casa mia. In campo a volte ha degli atteggiamenti particolari, ma bisogna distinguere l'uomo dal calciatore. Sul piano umano non posso dire nulla contro di lui. Si sente superiore e nello spogliatoio la sua personalità è sempre stata un valore aggiunto".

Fa ancora paura?

"Sì. E' in ottima forma e può far male a chiunque, ma l'Inter ha una grande difesa ed ottimi mezzi per tenerlo a bada e uscire indenne da questa prova. I nerazzurri hanno in Lukaku il loro trascinatore: ha fatto male già diverse volte al Milan e mi aspetto che possa farlo ancora".

L'INSISTENZA DI MORATTI

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Uno tra i tanti leader di un gruppo che ha vinto tantissimo.

"Quello spogliatoio era fatto di grandi uomini prima che di grandi campioni. Avevamo obiettivi comuni e si lavorava per aiutare i compagni. Ognuno si faceva trovare pronto quando veniva chiamato in causa. Voglio bene a tanti di quei ragazzi che ricordo con grande affetto. Anche chi aveva vinto tutto come Luis Figo riusciva a mettersi al servizio della squadra con l'umiltà di sempre".

Che rapporto hai avuto con Mancini?

"Roberto prima di diventare un grande allenatore è stato un grandissimo calciatore e questo penso lo abbia aiutato. Era una persona schietta, sincera e con un progetto ben chiaro. Ha trovato una squadra messa male, che non vinceva da anni, e l'ha riportata al successo. Ora sono contento di vederlo sulla panchina della Nazionale perché so quanto conta per un ex calciatore italiano".

Ti è dispiaciuto lasciare l'Inter nell'anno che ha portato al Triplete?

"Sicuramente mi avrebbe fatto piacere vincere la Champions League in nerazzurro, ma non ho alcun rammarico. Moratti voleva a tutti i costi che rimanessi all'Inter, ma io non sono mai stato abituato a rubare lo stipendio. Sentivo di non essere al centro del progetto di Mourinho e quindi non mi andava di prendere soldi per stare in panchina o in tribuna. Sapevo che non fosse nemmeno una questione di cifre, perché con il presidente non c'è mai stato alcun tipo di problema. Ho preferito mettermi in discussione altrove, pur avendo l'Inter nel cuore".

CONTE-LAUTARO

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Sei stato tra i protagonisti per anni della rivalità tra Inter e Juventus, che effetto ti ha fatto vedere Conte in nerazzurro?

"Devo dirti che mi ha sorpreso molto all'inizio. So bene cosa ha rappresentato Antonio per i bianconeri, è stato per anni un loro punto di riferimento. Come dico sempre, però, un grande professionista può affermarsi ovunque e lui ne è la conferma. Ha tutto per riportare l'Inter alla vittoria e di questo dobbiamo essere contenti".

L'ultimo capitolo della lunga tradizione argentina dell'Inter porta il nome di Lautaro Martinez. Ha vissuto un momento di appannamento dal quale spera di esserne uscito. Quali margini intravedi in lui?

"Innanzitutto mi dispiace che non ci sia più un 'clan dell'asado' come ai miei tempi (ride, ndr). Eravamo molto affiatati tra di noi, al di là delle chiacchiere che si facevano su questo tema. Su Lautaro dico che si tratta di un grande calciatore e nel percorso di crescita di un giovane è normale che ci siano dei momenti in cui serve qualche pallone in più per incidere. Ha grandi margini e gli consiglio di restare all'Inter, sarebbe un bene per entrambe le parti".

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