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Esposito: “Conte impressionante, l’Inter una famiglia. Lukaku è un fratello. Il prossimo? Oristanio”

Le dichiarazioni ai microfoni della Gazzetta dello Sport dell'attaccante dell'Inter

Alessandro De Felice

"Ho solo due segreti: l'umiltà e la spensieratezza". Tra le note liete di questo avvio di stagione in casa Inter c'è sicuramente Sebastiano Esposito. L'attaccante classe 2002 ha spiccato il volo guadagnandosi la conferma di Conte in Prima Squadra dopo l'infortunio di Sanchez.

Il gioiellino nerazzurro si è raccontato ai microfoni della Gazzetta dello Sport in una lunga intervista pubblicata questa mattina: "Quando sono andato via di casa a otto anni, ho capito che non avrei potuto vivere come un bambino qualsiasi. E la stessa cosa quando mi sono trasferito all’Inter. Calcio, studio e poco altro, ma adesso mi va bene così. Vivo per il calcio e ho già realizzato tanti miei sogni".

È bello essere Sebastiano Esposito?

"Bellissimo. La gente mi riconosce, mi ferma per strada, mi fa piacere. Se i calciatori possono godere di questa popolarità, è grazie all’amore dei tifosi".

Possibile che non senta neanche un po’ di pressione?

"Forse ancora fatico a rendermi conto di cosa sta succedendo. E’ accaduto tutto in così poco tempo: giocavo in Under 17 e ho debuttato in Primavera, giocavo in Primavera e mi allenavo in prima squadra, poi l’esordio in Europa League, quello in Champions, quello in Serie A...".

In tutto questo vortice, la gioia e la delusione più grande della sua vita?

"Le gioie sicuramente gli esordi, un’emozione diversa dall’altra. La delusione è stata la sconfitta nella finale dell’ultimo Europeo Under 17 contro l’Olanda. Ma mi ha fatto crescere".

Ma è vero che nei giorni degli esordi la sua famiglia non era allo stadio?

"E’ stata la mia scaramanzia. I miei genitori non c’erano contro l’Eintracht, c’erano invece in questo inizio di stagione ma l’esordio in A non arrivava. Così, ridendo, gli ho detto di stare a casa. E quando sono entrato, in tribuna c’era solo mio fratello Salvatore. Ma alla famiglia devo tutto, qualsiasi cosa. A mia madre forse dedicherò il prossimo tatuaggio...".

Se le dico Conte?

"Impressionante. Un allenatore straordinario".

Lukaku?

"Un ragazzo di un’umiltà fuori dal comune. Mi ha accolto nello spogliatoio come fossi il suo fratellino. Da lui ho solo da imparare, ma ho legato anche con D’Ambrosio, che fu allenato da mio padre ed è partito dalla Juve Stabia. Ci tengo che sappia quanto è importante per me".

Quanto è importante invece l’Inter nella sua maturazione?

"Tanto. Sono una cantera ma anche una famiglia. Si cresce come giocatori, ma si cresce anche come uomini. Devo tanto a Roberto Samaden (responsabile del settore giovanile nerazzurro, ndr), ma voglio ricordare anche Roberto Clerici, che mi scoprì portandomi a Brescia e che è scomparso".

Tra i suoi giovani compagni nell’Inter, chi è il prossimo che può percorrere la sua strada?

"Gaetano Oristanio. Talento puro, 2002 come me. Ma non lo dico perché è un mio amico: ha un gran piede sinistro, e non solo quello. Avete visto che gol ha segnato al Mondiale?".

Mondiale, appunto. Quello Under 17 lo ha saltato perché era con Conte: un pensierino a quello in Qatar nel 2022?

"Piano. Se sono arrivato qui, è soltanto per aver fatto un passo alla volta".

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