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Forlan mette a nudo gli equivoci dell’Inter. Ma Eto’o e Castaignos…

Entrare per l’ennesima volta in un ruolo non suo, con il rischio di diventare il bersaglio principe della frustrazione del pubblico di San Siro, costretto ad assistere all’ennesima prova incolore dell’Inter. Diego Forlan, in...

Daniele Mari

Entrare per l'ennesima volta in un ruolo non suo, con il rischio di diventare il bersaglio principe della frustrazione del pubblico di San Siro, costretto ad assistere all'ennesima prova incolore dell'Inter. Diego Forlan, in queste condizioni, "non se l'è sentita" di dare la sua disponibilità  a Ranieri, che ha ripiegato su Luc Castaignos, che è tutto tranne che un esterno di ruolo.

Le difficoltà  di Ranieri nel trovare la quadratura del cerchio della sua Inter non possono che risalire alla sessione di mercato invernale, deleteria come poche altre. Mentre la società  cedeva Thiago Motta (a proposito: l'Inter doveva essere proprio un posto orribile per il povero Thiago vista la feroce insistenza con cui ha chiesto la cessione) e portava faticosamente in porto gli affari Guarin e Palombo, Ranieri continuava a chiedere, o forse sarebbe meglio dire implorare, l'acquisto di esterni veloci.

Lo ha ripetuto fino alla nausea, ma il suo appello accorato è rimasto inascoltato. E allora avanti con l'improvvisazione, con i vari Alvarez, Obi, Forlan e persino Sneijder ad alternarsi su quella benedetta fascia sinistra, con risultati davvero modesti. Fino al "confronto tattico" di oggi con il Cacha, che ha di fatto posto il veto sul suo impiego in quel ruolo.

Dal punto di vista tattico tutto giusto: Forlan non è un'ala, non lo sarà  mai e soprattutto non lo può diventare a fine carriera. Ma qui finisce la parte di ragione dell'uruguaiano. Che non è pagato per disquisire di tattica con il tecnico, ma solo per obbedire agli ordini dell'allenatore.

Una squadra di calcio non è certamente un contingente di marines, ma un minimo di disciplina non solo è salutare ma basilare, se non si vuole sconfinare nell'anarchia. Se il tecnico chiede ad un giocatore di svolgere un determinato compito, il giocatore ha il dovere (anche per contratto) di entrare in campo e svolgerlo al meglio. Per i confronti tattici c'è una settimana di lavoro alla Pinetina. Samuel Eto'o si è fatto un'intera stagione quasi da terzino, rinunciando almeno ad una ventina di gol perché così gli era stato ordinato.

Castaignos, che più volte è stato paragonato a Trezeguet per caratteristiche, è entrato e si è messo esattamente dove aveva chiesto l'allenatore. Ce lo vedevate Trezeguet esterno sinistro di un 4-4-2? Che Forlan abbia tatticamente ragione non cambia le cose: un giocatore è pagato per giocare e per giocare dove dice l'allenatore.