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Godin: “Ecco perché ho scelto l’Inter, Conte sa quel che vuole. Simeone mi ha detto…”

Gianni Pampinella

Che idea si è fatto dall’esterno del campionato italiano?

«Che sia più difficile giocarci per un attaccante che per un difensore. In teoria meglio per me... Ma devo capire in fretta cosa vuole il tecnico da me, voglio aiutare i compagni dentro e fuori dal campo».

Conte, l’ha citato lei. Che idea si è fatto, seppur in poco tempo?

«Mi ricorda moltissimo Simeone. Vivono il calcio con la stessa passione, sono attenti ai dettagli, tirano fuori il massimo dai ragazzi che allenano. Conte in particolare mi sembra un tipo molto concreto: sa quel che vuole, va dritto al punto, per un giocatore è l’ideale».

Dica la verità: Simeone quanto le ha riempito la testa di Inter?

«Me ne ha parlato molto, è la verità. Ci siamo confrontati, mi ha detto che era la squadra più grande che aveva mai conosciuto, con tifosi passionali. Diego è un grande. Ha seguito un’idea di gioco e di cultura che ha permesso all’Atletico di lottare con Barça e Real Madrid. Era una via obbligatoria, l’unica possibile per competere contro di loro. Se avessimo fatto il loro stesso calcio, non avremmo mai tenuto testa».

Cosa è, una giustificazione al fatto che l’Atletico gioca meno bene delle altre? In Italia il dibattito è molto acceso.

«Dico io: cosa vuol dire giocare bene? Io la penso diversamente: una cosa è giocare “bonito”, giocare bello. E un’altra è giocare bene. Per me giocare bene è vincere. E la vittoria si ottiene difendendo bene e attaccando bene. Ci sono tante squadre che giocano bello, tengono il pallone per non so quanti minuti e poi perdono. Non sono complete, quello non è giocar bene. L’importante è il risultato».

E c’è un segreto?

«No, ma nulla arriva per caso. Si vince se ci sono queste componenti: un buon gruppo, che condivida l’ambizione e lavori, lavori, lavori. Poi un buon allenatore. E la comunione con la gente: noi giocatori ce ne accorgiamo, è energia positiva».

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